
Massimiliano Allegri
Pistoia, 14 ottobre 2016 - «Come no! Quando vuoi!». E’ l’eco in stereofonia di Massimiliano Allegri, livornese di scoglio e pistoiese di adozione. Oddio, forse è troppo parlare di “adozione”, ma forse anche no, a Pistoia Max - solo e soltanto Max: tre lettere appena e tutti sanno chi sei, non è il top? - ha vissuto a modo suo, come piace lui, cavalcando l’onda, e non era la salsedine ad arrivargli in faccia ma consensi sinceri di chi ti vuole bene.
«Quando vuoi!», dice, e non è semplice cortesia, perché parlare di Pistoia è questione di sentimenti, gli piace, non ci saranno i gabbioni sulla spiaggia dove ci si sfida a piedi nudi fino a che il sole non ti scioglie la pelle ma sempre un fatto di cuore è, Capitale della cultura 2017. «Tanta roba!» le parole a caldo - gennaio scorso, un “tranquillo” lunedì a Vinovo a godersi la vittoria della sera precedente con la Roma - quando l’amico (pistoiese, ovviamente) gli girò la notizia. Osservatorio privilegiato, il suo. Distaccato ma fino a un certo punto: la premessa è un lancio di 60 metri che ti cade sul collo del piede («Parliamo di tante cose ma non chiedetemi di dare consigli: chi dovrà fare le scelte è molto più preparato di me in materia»), ci sono 50 milioni e passa di italiani che si sentono in grado di fare l’Allegri e un Allegri a cui basta e avanza pensare di fare bene il suo mestiere. Nessun consiglio a chi ha il timone del comando per l’occasione di Pistoia Capitale della cultura e naviga in acqua altrettanto insidiose.
Dice solo: «E’ un’opportunità eccezionale di valorizzare le bellezze della città, va sfruttata al meglio e sono certo che così sarà. Chi, come me, ha avuto la fortuna di viverci sa quanto Pistoia possa offrire. E non mi riferisco unicamente alla qualità della vita: unica. In Toscana non manca niente. E dicendo questo volo basso, perché sarebbe corretto dire: in Toscana è tutto al top. E della regione, Pistoia è sempre stata una protagonista silenziosa: altre città fanno bella mostra di sé in copertina, si litigano i titoli dei giornali ma Pistoia è la sostanza che ti fa vincere le partite. E’ l’equilibrio del regista, fosse un calciatore la vedrei bene in mezzo al campo, meglio vertice basso: a protezione della difesa, pronta a dettare i tempi della ripartenza. Pistoia è la fortuna di chi può godersela fino in fondo - i suoi abitanti, in questo caso - e la sorpresa di chi la considera superficialmente tappa di passaggio e invece scopre un mondo che mai avrebbe immaginato».
Non certo di rado capitava occasione di vedere Max passeggiare per le vie del centro. I riti ben definiti, un paio di bar pronti a servirgli l’acqua gassata con una fetta di limone senza bisogno dell’ordinazione, il locale di riferimento per un pranzo veloce - mai uno sgarro, la dieta di Max sembra fatta da una monaca -, la corsa al campo dopo aver alzato lo sguardo e osservato la cultura attorno.
«Piazza del Duomo è uno spettacolo: un gol in rovesciata. Come ti giri, hai una visione da restare a bocca aperta. E la chiesa di San Giovanni? Unica: un cross in corsa - forte e teso - che l’attaccante deve solo appoggiare in gol. E piazza della Sala? Sembra di stare in Spagna: il tiki-taka del Barcellona. E lo scorcio via Panciatichi-via Roma-campanile dove lo mettiamo (si ricorda perfettamente il nome delle vie, ndr)? Ma a essere favoloso è tutto il complesso: pensi di restare a Pistoia il tempo di un pranzo e poi alla fine ti rendi conto che non vorresti mai venire via». E se lo dice un allenatore che ha girato il mondo, non dovrebbe essere difficile da credere.
Allegri potrebbe essere il testimonial perfetto (un’idea per il 2017?) per una città della cultura. «Non esageriamo», dice ridendo. Ma un buon amico di Pistoia certamente sì, lo sponsor intellettuale, il compagno della porta accanto che ha fatto carriera ma si ricorda di te e gioisce per i tuoi successi. «Mi propongo di essere presente, l’anno prossimo. Sarà un piacere vedere come la città avrà gestito l’evento. Immagino un calendario fitto di appuntamenti: investire porterà sicuramente ottimi ritorni, la qualità porterà gente di qualità. Personalmente, non avrò alcuna difficoltà a sostenere la città nell’ambiente in cui lavoro: sebbene l’abbia già fatto varie volte, sensibilizzerò compagni e colleghi a visitare Pistoia. Ne resterebbero affascinati». Il “suo” mondo, quello dello sport. Può essere portatore di consensi e attrazione per la città? «Senza dubbio. Qualsiasi mezzo è buono per reclamizzare il nome della città, e lo sport è certamente un volano di etica e buoni principi. Cosa penso di Pistoiese e Pistoia Basket? Un grosso in bocca al lupo, di cuore...».