REDAZIONE PISTOIA

Addio a Capecchi, colonna del calcio nostrano

Ex giocatore della Pistoiese, era uno dei tecnici più noti e amati della provincia. Se n’è andato a 80 anni dopo una brutta malattia

Nemmeno la sua tempra di "sergente di ferro", e di uomo dalle mille battaglie vincenti, ha avuto il sopravvento sulla malattia che si è portato via, nella giornata di ieri, il pistoiese Roberto Capecchi, deceduto all’età di ottant’anni. Una vera istituzione per il mondo del calcio dilettantistico della nostra provincia e non solo. Capecchi lascia la moglie, un figlio ed un nipote, oltre a tutti gli altri parenti che da ieri pomeriggio si sono riuniti accanto alla sua salma che è stata esposta alle cappelle del commiato dell’ospedale San Jacopo. E, immediatamente, è iniziato il via vai di dirigenti, colleghi, ex giocatori, ragazzi che ha visto crescere e rincorrere per una vita intera un pallone e che lo hanno voluto salutare per l’ultima volta: infatti, già dalle prime luci del mattino ieri, la notizia del suo decesso ha iniziato a rimbalzare di telefono in telefono riuscendo a raggiungere tutti quei gruppi e quei giocatori che hanno lottato in campo per lui.

Il funerale di Capecchi si terrà, con una funzione religiosa, domani alle 14.30 nella cappella adiacente all’ospedale San Jacopo. Nato nel 1942, la passione per il calcio lo ha contagiato fin da piccolo ed è stato anche un discreto giocatore riuscendo a vestire le casacche del Quarrata e persino della Pistoiese fino alla Serie D, mettendo da subito in mostra le sue doti di persona verace e sanguigna, combattente in campo fino all’ultimo secondo dell’ultima partita. "Per lui il calcio era tutto – racconta il figlio Simone, immerso nel dolore per la perdita del padre ma che comunque ha voluto ugualmente spendere alcune parole in pubblico – poteva dimenticarsi qualsiasi cosa, ma non il nome dei ragazzi allenati anche tanti anni prima. Non a caso, la sua abitazione è tappezzata di foto, di trofei e di ricordi legati al suo ruolo di allenatore. Negli ultimi tempi si rammaricava di non poter più allenare: gli mancava il campo, il gusto della sfida e, soprattutto, l’amicizia che si instaura grazie alla vita di spogliatoio".

Ma è da allenatore che Capecchi ha raccolto le sue soddisfazioni più grandi: alcuni campionati vinti, così come Coppe Toscana, ma soprattutto la nomea di essere il mister giusto per le imprese più difficili, ovvero subentrare in corsa in squadre che sembravano spacciate e portarle alla salvezza. Ponte a Moriano, San Romano, Ponte a Cappiano fuori provincia, e poi Pistoiacalcio, Atletico Spedalino, Vergine dei Pini, Aglianese e Montale fino alle soddisfazioni più grandi quando, nei primissimi anni Novanta, portò l’Acf Agliana femminile alla conquista della Serie A aprendo il ciclo magico che avrebbe, poi, lanciato la squadra verso la vittoria dello scudetto. Da ieri il mondo del calcio pistoiese si sente davvero più povero...

Saverio Melegari