
"Quando ho iniziato il mio percorso da infermiera non pensavo che sarei stata un eroe, anzi, non ho mai neanche voluto esserlo. Ma noi infermieri, mio malgrado, lo siamo diventati", così Monica Tesi, infermiera del pronto soccorso al San Jacopo di Pistoia, ieri in occasione dell’evento dell’Opi Pistoia-Firenze “Ho vissuto il Covid. Chi ero? Chi sono?“, organizzato alla Villa Cappugi per la Giornata internazionale dell’infermiere. Presenti anche il presidente Opi Firenze-Pistoia, Danilo Massai, e la presidente Cai dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche Firenze-Pistoia, Laura D’Addio. Con loro, molti degli infermieri che hanno prestato soccorso durante la pandemia ma anche studenti di scienze infermieristiche interessati all’evento. "Abbiamo vissuto una situazione a cui non eravamo stati preparati", afferma D’Addio, ricordando lo stato d’emergenza dello scorso biennio.
"Il panico non fa parte del bagaglio formativo di un’infermiera ma lo abbiamo affrontato – aggiunge ricordando i momenti più difficili –. Fare quello che nessun altro farà, in un modo che nessun altro può fare, a dispetto di tutto ciò che si può pensare. Questa è l’essenza di un infermiere. All’improvviso gli occhi sono diventati il nostro biglietto da visita, il nostro mezzo di identificazione, la nostra interfaccia con il mondo relazionale".
Ed è in forza di questo e degli altri interventi che D’Addio chiede maggior riconoscimento, anche a livello retributivo, del ruolo degli infermieri che, sì vengono ricordati ma, presto, dimenticati. Lo stesso Oms-Organizzazione mondiale della sanità aveva dichiarato, ancor prima che scoppiasse questa ‘guerra trincea’ – così come è stata definita dagli stessi infermieri – quanto fosse essenziale celebrare il loro lavoro, evidenziare le difficili condizioni che affrontano e sostenere con maggiori investimenti la forza lavoro infermieristica. "Eppure – ricorda il presidente Massai – oggi, solo su Pistoia mancano oltre 400 infermieri per attivare l’assistenza domiciliare nelle Rsa e nei servizi territoriali. È urgente che politici, sindacati, ordini e società scientifiche definiscano rigorose strategie per innovare il ruolo e i valori sociali degli infermieri, a livello nazionale, regionale e locale – ribadisce Massai – Uno dei primi obiettivi da perseguire è quello di ridefinire il ruolo degli infermieri nel migliorare la salute degli individui, delle famiglie e delle comunità affrontando i determinanti sociali della salute e fornendo un’assistenza efficace, efficiente, equa e accessibile a tutti lungo il continuum assistenziale".
"Tra gli altri punti da mettere sul tavolo – prosegue – c’è anche la questione del dispiegamento attuale e futuro di infermieri a tutti i livelli nel continuum assistenziale, compresi i modelli di pratica collaborativa, per affrontare le sfide della costruzione di una cultura della salute". Tra i partecipanti ad accogliere e condividere il pensiero del presidente Opi, non solo Tesi, ma anche i componenti della direzione infermieristica aziendale, Paolo Cellini, Monica Chitti, Costantino Lala e gli infermieri dei differenti reparti: Monica Tesi, Marta Crocetti e Leonardo Natali per Usca; Silvia Giusti, Chiara Pinelli, Eleonora Bettazzi, Francesca Di Amelio, Silvia Vignali, Elena Filippini, Michela Pennetta, Roberta Tomasi, così come, l’infermiera di famiglia, Rosa Martino e la psicologa ospedaliera, Cristina Barni, uniti per ricordare e per difendere l’importanza della professione.
(Foto di Luca Castellani)
Giulia Russo