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Emozioni di babbo, Alessandro Birindelli: Che brividi l'esordio a Torino di Samuele

L'ex giocatore della Juve, 152 presenze in A e tre scudetti in bacheca, racconta le sensazioni provate martedì scorso a Torino in occasione della ''prima'' da professionista del figlio Samuele

Samuele Birindelli

Pisa, 2 dicembre 2015   «L'esordio di Samuele da professionista? Non me ne parlate per favore, in casa non si fa più vita da tre giorni». Ride Alessandro Birindelli, ex terzino della Juve e papà del capitano della Berretti del Pisa che martedi sera in Coppa Italia con il Torino ha fatto il suo esordio da professionista. Perchè in famiglia, da quella sera in cui mister Gattuso ha deciso di schierare «Birindelli junior» dal primo minuti, le battute si sprecano. «E il bersaglio sono sempre io per almeno due motivi – finge di lamentarsi il papà -: intanto perchè lui ha esordito da professionista un anno prima di me visto che a me è capitato a 19 anni e a lui a diciotto, e poi perchè lui lo ha fatto in Coppa Italia, contro un avversario e in uno stadio importante, mentre io in un Empoli-Ravenna del campionato di C1 del '93. In effetti devo riconoscere che non ha tutti i torti».

La verità è che Birindelli padre, 159 presenze in A e 52 in Champions League e tre volte campione d'Italia, martedi scorso si è emozionato e anche parecchio. «Perchè dell'ex calciatore professionista quella sera non avevo proprio un bel niente – ammette ridendo-: ero solo un babbo emozionato e teso come una corda di violino nel vedere il figlio che gioca la sua prima partita da professionista. Sono cose che non si possono dimenticare, a prescindere da quello che Samuele potrà fare o meno nel mondo del calcio e che, sinceramente, in questo momento non è neppure la cosa che mi preme di più». Sul punto, infatti, papà Alessandro ha le idee chiarissime: «Sono contentissimo che giochi a calcio, ma solo perchè lo vedo felice e soddisfatto nel fare qualcosa che lo gratifica – sottolinea -: sinceramente in questo non m'interessa davvero sapere se e dove potrà arrivare, l'importante è che metta in quello che fa tanta passione. E soprattutto che continui a studiare».

Gattuso, però, nel ragazzo ci crede: praticamente dall'inizio dell'anno lo fa allenare con la prima squadra. E alla prima occasione lo ha gettato nella mischia: «Se Samuele ha un piccolo pregio, è quello di riuscire a non farsi sopraffare dalle emozioni – riconosce Alessandro -: magari il suo gioco non è troppo appariscente o brillante, però, per questa sua qualità riesce ad esprimersi costantentemente sempre un pelino al di sopra della sufficienza, sia che giochi ad Uliveto Terme con la Berretti che allo stadio Olimpico “Grande Torino” in Coppa Italia contro calciatori che hanno alle spalle già qualche anno di calcio professionistico alle spalle ai massimi livelli». Già perchè alla fine pure «Birindelli senior» deve ammetterlo: «Come l'ho visto a Torino? Riconosco che se l'è cavata piuttosto bene – sorride sornione e orgoglioso il papà -: soprattutto in fase difensiva ha concesso poco o nulla ad avversari che avevano notevoli qualità e molto più esperienza di lui. Gliel'ho detto a fine partita. Ma subito dopo ho aggiunto che non deve assolutamente montarsi la testa, né volare troppo in alto con la fantasia: continuare a lavorare giorno per giorno, con passione e cercando ogni giorno di migliorare. L'ultima parola, poi, ovviamente spetterà al campo, ma se riuscirà farlo, comunque vada, non avrà nulla da rimproverarsi. Questa è la cosa più importante».