
Andrea Gottfried (Foto Tiziana laudani)
Pisa, 26 novembre 2016 - In origine fu un 'fogliettino'. Con un'idea tracciata sopra. L'idea era quella di un giovanissimo Andrea Gottfried, ancora oggi direttore artistico, anima e 'motore' di una rassegna che è unica in Italia. Poi sono trascorsi 20 anni. Ma il Festival Nessiah è ancora lì, pronto anche per questa edizione - che si apre domenica 27 e durerà fino all'11 dicembre - a proporre artisti internazionali e suggestioni intorno all'universo musicale e culturale ebraico. Concerti, arte, cucina e cinema: tutto questo sarà Nessiah 2016 il cui sipario si alzerà con un foppio appuntamento: domenica 27 alle 17.30 alla Gipsoteca di arte antica e alle 21 il concerto gipsy e klezmer dei Note Noir. Ingresso libero, tutto il programma su www.festivalnessiah.it.
Maestro Gottfried, come e perchè è nato Nessiah?
“E' nato da una esigenza personale ovvero una ricerca di una identità musicale che da pianista fresco di diploma di pianoforte al conservatorio Paganini di Genova, mi ha portato ha scoprire numerevoli compositori ebrei che erano finiti nell'oblio e a cercare una risposta alla semplice domanda: cosa è la musica ebraica? La ricerca si è poi estesa ad altri ambiti naturali e non avendo tutte le necessarie competenze ho pensato di coinvolgere piu artisti possibili in maniera da creare una sorte di comunità di persone che possano condividere la propria passione per la ricchezza del patrimonio ebraico”.
Cosa è cambiato e cosa è rimasto inalterato negli anni?
“Il festival probabilmente è rimasto lo stesso, quello che è cambiato sono io... Scherzi a parte, siamo sempre alla ricerca di proposte che possano interessare sempre più persone e probabilmente dalle prime proposte molto incentrare in maniera "purista" sulla musica ebraica negli anni abbiamo esteso le collaborazioni anche al di fuori del nostro perimetro specifico creando ponti e contaminazioni”.
Novità 2016 è il “Progetto Fuori Opera” che porterà a Pisa, a chiusura del festival l'11 dicembre 'L'Amico Fritz” in una versione particolare. In cosa consiste?
“FuoriOpera nasce dal mio felice incontro con Altea Pivetta, cantante, registra, scenografa e tanto altro ancora, che aveva pensato ad una maniera più light di proporre opere liriche ovvero creando delle riduzioni in forma cameristica. Io da parte mia ho portato tutta la mia esperienza musicale e sopratutto quella manageriale nella gestione del progetto. Di fatto FuoriOpera è una vera e propria startup culturale dove giovani musicisti hanno la possibilità di maturare esperienze formative al fine di dimostrare che è ancora possibile fare cultura in maniera sostenibile, senza costi eccessivi. Nelle nostre produzioni utilizziamo per scene e costumi materiali di recupero o seconda mano e ci adattiamo a qualsiasi genere di spazio esso sia pubblico o privato. Il formato finale è qualcosa di fresco e coinvolgente dove la barriera tra cantanti e pubblico è abbattuta e lo spettatore diventa esso stesso parte integrante della scena”.