Volontariato, aiuti mai arrivati. "Presto chiuderemo le nostre sedi"

Dopo la denuncia della Croce Rossa anche Misericordia e Pubblica Asssistenza lanciano il grido d’allarme

di Ilaria Vallerini

"Non c’è più tempo da perdere". Croce Rossa Italiana, Pubblica Assistenza e Misericordia di Pisa azionano l’ultima sirena d’emergenza, strangolate da bollette alle stelle e caro-carburante. A seguito dell’annuncio da parte del presidente della Cri pisana, Stefano Cerrai, dell’eventuale stop del servizio notturno di emergenza 118 (da mezzanotte alle 7 di mattina) dal primo ottobre fino a fine anno – seguito dall’interruzione del servizio diurno di 6 ore sul litorale –, a fare eco sulla situazione di crisi senza precedenti e sull’abbandono da parte delle istituzioni sono proprio le associazioni ‘sorelle’. "Di quei 6 milioni paventati dalla Regione, che dovevano essere erogati a agosto, ad oggi non se ne vede l’ombra", dice Alessandro Betti, presidente della Pubblica Assistenza di Pisa. Un aiuto che sarebbe stato fondamentale per arginare le ingenti perdite. "Al 30 giugno – aggiunge –, il deficit era di 20-30 mila euro, ma ora sicuramente è aumentato. La convezione fra Usl Nord Ovest e associazioni sui rimborsi è ormai incompatibile con i costi a cui dobbiamo far fronte. Non c’è più margine".

Senza un intervento tempestivo "saremo costretti ad arrestare alcune attività o a chiudere i battenti di alcune delle nostre sedi, 14 in totale (di cui 9 aperte al pubblico) nei comuni di Pisa, San Giuliano Terme e Vecchiano. La maxi stangata sulle bollette non ci permetterà di affrontare l’inverno con le luci accese. Da qui passano tra le 250 e le 300 mila persone all’anno, mi angoscia scoprire che nessuno si stia muovendo per bloccare il tracollo". Quali le conseguenze? "Senza stanziamento di fondi entro il 30 settembre, anche la Pubblica Assistenza di Pisa sarà costretta a interrompere il turno notturno di emergenza 118. Un servizio che necessita di 2 dipendenti sull’ambulanza (costa 80mila euro e va cambiata ogni 4 anni) e che prevede un rimborso di 17 euro, ormai insufficiente per coprire i costi".

"Non so cosa faremo - aggiunge Enrico Dini, commissario della Misericordia di Pisa -, ma di sicuro non taglieremo sui servizi, se non come extrema ratio. Questo perché non vogliamo tradire un patto che ci lega alla società da otto secoli e che ci impone di essere al fianco di chi soffre e di chi è più debole. Ora non ci resta che resistere per sopravvivere". Anche Dini punta il dito contro l’indifferenza da parte delle istituzioni: "Il mondo del volontariato sta scomparendo, ma sembra non interessare a nessuno. Il quadro è drammatico, ma non abbiamo ancora visto un euro a sostegno del terzo settore. Siamo vicini alle associazioni di volontariato con ‘le spalle più piccole’ colpite in misura maggiore dalla crisi". Anche la Misericordia di Pisa probabilmente sarà costretta a mettere mano all’organico. "Saremo costretti a lasciare a casa almeno 10 o 15 dipendenti a tempo determinato, perché non riusciamo a sostenere questo trend. Una decisione che non prendiamo a cuor leggero e che provocherà un calo dei servizi, ma che almeno continueranno ad essere garantiti".