RENZO CASTELLI
Cronaca

Pisa, Mattarella inaugura la "nuova" Villa del Gombo

Il presidente della Repubblica a Pisa il 18 ottobre: l’ìapertura dell’anno accademico, l’incontro con ‘Giovani sì’ e il tesoro restaurato

La villa e, nel riquadro, il presidente Sergio Mattarella

Pisa, 22 settembre 2021 - Nella sua visita prevista a Pisa il 18 ottobre per inaugurare l’anno accademico, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà anche a San Rossore per incontrare una rappresentanza di "GiovaniSì" nel decennale di questo progetto della Regione Toscana. Per il Capo dello Stato sarà anche l’occasione per inaugurare la ‘nuova’ villa del Gombo completamente restaurata dopo importanti lavori che sono giunti in queste settimane a conclusione. L’intervento portato a termine dall’Ente Parco ha restituito alla villa del Gombo un apprezzabile aspetto estetico e la piena integrità funzionale in attesa che se ne definiscano gli usi da darle. Guardiamo ora cosa è stato fatto. Si è cominciato dal rifacimento del tetto, dotandolo di pannelli solari, per proseguire con l’impianto di condizionamento posizionato in moduli che costituiscono arredamento, e con il recupero della muratura a faccia vista, oltre che della parte lignea, persiane comprese. Sono stati restaurati anche i controsoffitti e la saletta delle conferenze con il relativo, bellissimo parquet originale riportato a nuovo ed è stata recuperata anche la funzionalità dell’annessa palazzina delle cucine. Vi sono molti progetti allo studio dell’Ente Parco perché non avrebbe senso impegnare oltre mezzo milione di euro per ridare un volto a questa villa e poi lasciarla quasi inutilizzata come lo è stata in prativa dalla fine del mandato del presidente Gronchi, quindi dal 1962. Anche perché la villa è circondata da un bellissima area a verde, che rappresenta, quindi, un parco nel parco. Si pensa, ad esempio, di farne una sede di convegni ad altissimo livello ma le idee non mancano. E’ questa l’ultima tappa nella storia di questa villa, una vicenda iniziata con il piccolo residence costruito, su concessione di Leopoldo II di Lorena, dalla famiglia Ceccherini nel 1832.

Dopo l’unità d’Italia e l’arrivo dei Savoia a San Rossore, cacciati i Ceccherini, la tenuta andò a fare parte dei beni in dotazione alla Corona. Nel 1865 Vittorio Emanuele volle sostituire il residence in legno che fungeva da piccolo albergo per i villeggianti estivi del Gombo (fra i quali anche nomi famosi come Franz Liszt) con uno chalet che, secondo i gusti approssimativi del sovrano, fu costruito in stile alpino. Lo chalet svolse tuttavia una funzione egregia nell’ospitare, durante le lunghe vacanze estive della famiglia sabauda, soprattutto dopo l’ascesa al trono di Vittorio Emanuele III, la folta tribù di nipoti del sovrano. Fatto saltare in aria lo chalet nell’agosto del 1944 per mano dei tedeschi in ritirata, così come accadde per la villa reale di Cascine Vecchie, nel 1957 Giovanni Gronchi, eletto Presidente della Repubblica, acquisita la tenuta di San Rossore, utilizzò l’area dello chalet alpino del Gombo, ormai ridotto in macerie, per costruirvi, per il suo buen retiro, una villa moderna il cui disegno fu affidato all’architetto romano Amedeo Luccichenti. Le stagioni dello splendore della villa si conclusero però già con il settennato di Gronchi. I presidenti che seguirono ne fecero un uso limitato fino alla decisione del presidente Francesco Cossiga di dismetterla asportando dalle sue stanze, per trasportarle al Quirinale, anche tutte le suppellettili. Con l’arrivo della Regione la villa, oltre a molti solitari week end di riflessione del presidente Claudio Martini, ospitò saltuariamente vari personaggi fra i quali, nel 1997, il capo del governo inglese Tony Blair e la sua famiglia. Poi l’ inarrestabile declino. A confortare questo ultimo restyling dell’immobile, lungo e scrupoloso , c’è la speranza (ma non la certezza) che l’erosione marina, che ha già attaccato il lembo esterno del giardino, venga fermata impedendo che, in tempi più o meno brevi, la villa del Gombo venga inghiottita dal mare e dalla storia.