MARIO ALBERTO FERRARI
Cronaca

Viaggio nella memoria: "Io prof in Grecia con i miei ex allievi"

Donatella Puliga: "Grazie, siete un piccolo tesoro" .

Donatella Puliga: "Grazie, siete un piccolo tesoro" .

Donatella Puliga: "Grazie, siete un piccolo tesoro" .

Puliga*

Fine-scuola, esami conclusi, attesa dei risultati, e poi il tuffo nell’estate. Ma ci sono scuole che non finiscono, e non perché siano a tempo pieno: di un altro tipo di pienezza proverò a raccontare. Il desiderio, in chi come me ha vissuto una parte della vita insegnando nelle aule del liceo classico, di riportare alla memoria del cuore (di ri- cor -dare, appunto) quei volti di adolescenti che si affacciavano all’avventura della conoscenza, e di sapere cosa sono diventati. La fantasia mi sollecita una proposta poco usuale. Scrivo una lettera ai miei ex-allievi con cui ho mantenuto rapporti più stretti, puntando sul passa-parola. Racconto loro quante volte mi sia chiesta da quali strade si siano lasciati conquistare. Qualche notizia della mia vita professionale ed ecco la proposta: condividere, a distanza di 30-40 anni, uno spazio meno angusto di quello dell’aula, visitando quella terra che tutti noi- volenti o no- abbiamo amato prima ancora di incontrarla: la Grecia. Un viaggio della memoria, che tocchi luoghi meno conosciuti, ma soprattutto ci permetta di condividere il cammino che abbiamo fatto, le speranze per il futuro, le delusioni, le attese. La chiamata non è per una sola classe di allora, ma per chiunque degli ex voglia mettersi in gioco insieme anche a persone che non conosceva: la giusta distanza è ingrediente indispensabile nelle relazioni. Pur considerando la complessità del tutto, mi ostino a credere che sarebbe straordinario poter mettere tra le priorità di ciascuno un pugno di giorni stabiliti con largo anticipo, in modo da organizzare turni di lavoro, impegni familiari, quotidianità difficili. Senza nessun senso di reducismo, ma per il desiderio di guardare insieme a quel cielo (nella parola desiderio ci sono le stelle!) delle nostre vite che ci ha resi quello che siamo: con le nostre fragilità, nessun delirio di onnipotenza, le nostre gioie e le nostre ferite. Siamo partiti con un bel gruppo di persone, le più diverse, ma tutte con la voglia di mettersi in gioco. E si sono superate le pur rosee aspettative che nutrivo nei confronti di questi My ex ,( il nome del gruppo giocato sull’identità di pronuncia del possessivo inglese e dell’avverbio italiano mai). Alcuni con i loro figli, che ci hanno insegnato il bello che c’è nelle relazioni di aiuto e solidarietà anche con i più fragili: tutti abbiamo imparato dalla piccola Lisa, con la sindrome di Down, e dalla cura non affettata che i suoi nuovi amici le hanno riservato. Anche il papà di uno degli adolescenti di allora ci ha aiutato a modulare questa musica transgenerazionale dal sapore raro. Abbiamo attraversato la Grecia con leggerezza, essenzialità, gusto del vivere. La miscela di profondità, ironia, adattabilità, curiosità culturale, rispetto e confidenza non di facciata ha acceso giorni pieni di senso, fonte a cui attingere anche nelle ombre della più faticosa quotidianità. Grazie a tutti voi, ragazzi e ragazze, oggi uomini e donne, testimoni con la vostra vita di quanto le parole pronunciate con passione nel tempo della conoscenza possano tornare a distanza di anni a riaccendere l’intelligenza della realtà. E di che carezza rappresenti, per chi ha creduto all’insegnamento, scorgere la traccia che resta di noi – oltre ogni retorica- nelle persone di cui ci siamo presi cura. Una lezione per tutti sul significato delle relazioni autentiche, nella consapevolezza che la vita è movimento, trasformazione e insieme fedeltà. Unico rammarico: il non poter condividere questa esperienza, paradossalmente, proprio con quei ragazzi di allora che oggi sono a loro volta insegnanti: schiacciati dalla burocrazia, impossibilitati ad assentarsi, spesso per adempiere a funzioni più mortificanti di quello che è stato un vero e proprio corso di formazione didattica sul campo. Ho immaginato che questa avventura- a patto di non trasformarla in un ennesimo adempimento- potrebbe davvero diventare una proposta didattica da estendere a quante più scuole possibile, per un virtuoso cortocircuito tra passato e futuro. Grazie, My ex, per avermi fatto conoscere il vostro lato generativo e nutriente nei vostri spazi di vita, scommessa di bene in un mondo che urla di appiattimento, violenza, omologazione. E’ questa la scuola che non finisce, il nostro tempo libero (secondo il significato del greco scholé) e liberante. Con reciproca gratitudine, continuiamo a tessere le tele dei nostri giorni con il desiderio di scoprire quanto ancora di inedito prodigio avranno in serbo per noi.

*Ex insegnante del liceo classico e docente universitaria