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Via D’Achiardi: 59 anni ‘in silenzio’. Quando quella strada era retrovia

Tra due giorni cambierà nome in "via Giusti delle Nazioni": scopriamo come nacque l’intitolazione contestata

Via D’Achiardi: 59 anni ‘in silenzio’. Quando quella strada era retrovia

Com’è noto si concluderà venerdì, “giornata della memoria”, l’affaire “Giovanni D’Achiardi”, la vicenda legata alla cancellazione di questo nome dallo stradario cittadino. Tre anni fa, con una raccolta di firme (che ha nel tempo superato quota 22mila), si sollecitò la modifica del nome di questa strada che va da via Mario Canavari a via Francesco Galdi, nel quartiere Don Bosco perché ricordava il rettore dell’ateneo pisano che, in ossequio alle leggi razziali del 1938, aveva firmato l’espulsione di venti docenti ebrei. Fu obiettato che il docente era stato ricordato soltanto in quanto studioso ma, sfogliando l’album degli anni Trenta, il suo ruolo nella vita cittadina era apparso prorompente: senatore, podestà, rettore dell’ateneo, direttore della Normale, presidente della Cassa di Risparmio. Non c’era occasione, nei report fotografici di quegli anni, nella quale la sua fluente barba bianca non comparisse accanto ai gerarchi dell’epoca e spesso anche alla famiglia reale nelle cerimonie cittadine. Era questo il personaggio sul quale, nell’aprile di tre anni fa, Davide Guadagni aprì una petizione per toglierne il nome dallo stradario cittadino. Ma perché fino ad allora la cosa era passata sotto silenzio? “Via D’Achiardi” era stato uno dei 39 nomi di una delibera con la quale il 23 giugno del 1962 (ben 59 anni prima!) il commissario prefettizio Mario Cataldi aveva accolto le proposte della commissione toponomastica per nuovi nomi da dare a strade, piazze, larghi nella città che stava crescendo. Per D’Achiardi, indicato al numero 15 dell’elenco come “mineralogista”, si proponeva “la strada privata fra via Canavari e la traversa C di via Garibaldi”. Una destinazione minore che all’epoca poteva non dare troppo nell’occhio. Fu solo quando l’intera zona, col tempo, venne urbanizzata che l’attenzione si spostò sull’importanza che aveva intanto assunto quella strada. E i fantasmi tornarono dal passato. Fino alla decisione, che sarà suggellata venerdì prossimo, di sostituire “via Giovanni D’Achiardi” con “via Giusti fra le Nazioni” che celebra in tutto il mondo persone, non ebree, che si impegnarono, spesso rischiando la loro vita, per salvare quelle degli ebrei. Il nome di Gino Bartali è, in Italia, forse il più popolare di questo pantheon. La strada è attigua allo spazio erboso posto a lato di via Canavari che è stato dedicato a Raffaello Menasci, un medico che fu fra gli ebrei rastrellati nel ghetto di Roma il 16 ottobre del 1943 e non più tornati della Germania. In questo luogo sarà anche eretta una stele commemorativa.

Renzo Castelli