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Università, la città di nuovo piena Affitti introvabili: "Poche case"

Il ritorno degli studenti ha smosso il mercato immobiliare: "La domanda non supera l’offerta". Ma l’indotto continua a soffrire. Allarme delle copisterie: "Carta alle stelle, così non si va avanti"

di Francesco Ingardia

PISA

Settembre, tra le tante cose, è anche il mese degli universitari. Migliaia di studenti fuori sede si apprestano a ripopolare Pisa per l’inizio delle lezioni e del nuovo anno accademico. Quest’anno, a maggior ragione. La didattica a distanza rimane solo un lontano ricordo (covid permettendo). E proprio in queste ore le aule universitarie tornano ad essere gremite di studenti. File per entrare in classe. Lotte per la conquista di un posto a sedere e corridoi intasati nelle pause tra una lezione e l’altra. Ma l’avvio di una nuova (e normale) stagione accademica chiama in causa anche ’attori’ terzi, innescando una sorta di processo a cascata, quantitativamente e qualitativamente necessario al sostentamento della città, meglio noto come l’indotto pisano. Quest’ultimo infatti produce un consolidato impatto economico- sociale per il comune. Un giro di affari che investe il settore immobiliare (affitti), editoria (librerie e copisterie) e movida (ristoranti, pub e simili) e che porta nelle casse del comune decine di milioni di euro. Fin qui tutto bene. Ma quanto detto cozza col momento storico ed economico che stiamo vivendo. Inflazione e caro vita hanno mietuto vittime anche in questi settori. "Saremo in affanno per tutto l’inverno prossimo", tuona l’agenzia immobliare Bertolini di Via Curtatone e Montanara. "L’offerta non riesce a soddisfare la domanda. La richiesta è tornata in linea con i livelli pre-covid. Per questo, tanti studenti fuori sede sono in cerca anche di singole stanze per poter venire a studiare qui a Pisa. La scaristà di affitti è un dato che può diventare allarmante".

"La sensazione - sottolinea l’agenzia - è che la scarsità di appartamenti derivi in parte da una tendenza della stagione scorsa, quando è venuto a mancare il ricambio stagionale dei contratti di affitto vecchi coi nuovi". Come a dire: gli studenti fuori sede si tengono ben stretti i loro contratti.

In netta sofferenza è invece il mondo delle copisterie.

"Ho avuto un calo pari al 70%", afferma la titolare della Copisteria Ready. "Gran parte del lavoro viene smaltito online. Ma il restante 30% non basta a coprire le spese. Il colpo di grazia è stato l’aumento del costo della carta, ora raddoppiato. Nel giro di pochi mesi ho visto risme di carta di pari qualità passare da 15 a 25 euro. La scelta è tra alzare il costo del singolo foglio oppure acquistare materie prime di qualità inferiore, che nel lungo periodo rischiano di danneggiare le fotocopiatrici a causa dello spolverio. Una situazione insostenibile, che forza la chiusura di tante cartiere italiane e che ci spinge a guardare all’estero, verso competitor con prezzi più bassi". E chiosa così: "Mi concedo un anno di tempo, ma se le condizioni sono queste, forse chiudendo l’attività risparmio di più".