Pisa, crolla il tetto della chiesa del 1300: "Patrimonio a rischio"

Cede parte della copertura di Santa Marta, antico edificio religioso. L’allarme dell’arcivescovo Benotto: "La Diocesi è a corto di risorse. Serve aiuto"

L’intervento dei vigili del fuoco all’interno della chiesa di Santa Marta

L’intervento dei vigili del fuoco all’interno della chiesa di Santa Marta

Pisa, 4 maggio 2022 - Un suono sordo, di primo mattino, intorno alle 8. Don Luigi, che si trova nella chiesa per celebrare la messa, si accorge subito che qualcosa non va. Un problema strutturale. Così chiama i vigili del fuoco. Ieri, il sopralluogo: una parte del tetto ha ceduto, senza creare problemi ai presenti, per fortuna, ma è lo stesso priore a sottolinearlo: «Bisogna intervenire, è importante». Questa è una chiesa storica di Pisa in una strada centrale. E’ nata nel quartiere San Francesco per ordine del frate domenicano Domenico Cavalca nel Trecento. I pompieri hanno effettuato una lunga ispezione nei locali, intervenendo con più mezzi e bloccando anche la strada per sicurezza per alcune ore. Il traffico è stato deviato sul lungarno. Sconosciuta, al momento, la causa del crollo. Sia l’interno della chiesa che la facciata erano stati restaurati. E nessuno si aspettava un cedimento simile. Neppure chi ha effettuato l’ispezione si è sbilanciato per ora. Al controllo, che è andato avanti per tutta la mattina, ha assistito proprio Don Luigi Gabbriellini, testimone del fatto. Non facile stabilire i tempi per i lavori, ma soprattutto reperire i fondi per un danno che appare, da una prima stima, abbastanza grave.

Monsignor Giovanni Paolo Benotto, arcivescovo di Pisa, che cosa è accaduto a Santa Marta?

"Un collasso inaspettato. L’interno della chiesa era stato restaurato, così come la facciata. Nessuno poteva immaginare un simile cedimento improvviso. Fra l’altro il danno è piuttosto grave da quanto mi è possibile stabilire".

Quale tipo di intervento metterete in atto?

"Le rispondo con un’altra domanda: si troveranno i soldi per fare i lavori a Santa Marta? E’ questo il punto centrale della questione. La Diocesi non ne ha. La parrocchia nemmeno".

In che senso, scusi.

"Sfatiamo un luogo comune. Tutti ripetono: ‘La Chiesa è ricca. Avete questo e quel bene’. La realtà però è ben diversa, almeno per quanto riguarda la chiesa pisana".

E qual è la realtà?

"Le parrocchie non hanno beni. Per essere più precisi: hanno beni che però non fruttano niente sotto il profilo strettamente reddituale. Ne consegue che l’unico sostentamento giunge dalle offerte dei fedeli, laddove esiste una comunità. E dove non c’è? Prendiamo a esempio la chiesa di San Martino: la parrocchia qui non esiste più. L’intero restauro è tutto a carico della diocesi. Al tempo stesso...".

Che cosa?

"Le spese sono certe. Paghiamo le tasse, nonostante quello che si sente dire nei luoghi comuni. E abbiamo chiese che richiedono manutenzioni, anche particolarmente onerose".

Qual è la situazione attuale: ci può fare una fotografia?

"Dopo la seconda guerra mondiale fu restaurata la quasi totalità delle chiese di Pisa. Il problema è che sono passati già 70 anni. Non solo gli edifici medievali, ma pure quelli più moderni necessitano di restauri. Un chiaro esempio lo fornisce la chiesa dei Passi che, pur essendo di recente costruzione, ha già richiesto tre tipi di interventi. Per la chiesa di San Paolo, invece, la diocesi ha due mutui aperti. E’ una fatica enorme. Siamo dissanguati".

Chi paga?

"La Conferenza Episcopale, a fronte di un piano di interventi strutturato, permette 3-4 lavori l’anno e copre fino ad un massimo del 60% delle spese. Il resto lo dobbiamo mettere noi. Nessuna istituzione ci aiuta: soltanto la Fonda zione Pisa".

Ci sta dicendo che il destino del nostro patrimonio culturale è a rischio?

"Muoiono le persone. Rischiano di morire anche le chiese. Non esistono alternative, lo dico con sgomento: se non abbiamo soldi saremo costretti a chiudere gli edifici non più sicuri".

Lo Stato non aiuta?

"I restauri affidati allo Stato sono fermi da anni. Guardi il cantiere di San Francesco. Questi complesso da quanto tempo è chiuso? Abbiamo perso il conto. E la chiesa dei Cavalieri? Ne vogliamo parlare? Ormai è un colabrodo anche se abbiamo destinato alcuni fondi. Il nostro territorio gode di beni culturali meravigliosi, anzi straordinari: ma non abbiamo più i mezzi economici per mantenerli. E poi...".

E qui torniamo a Santa Marta.

"Spero che qualcuno ci aiuti. Noi avevamo messo in programma qualche piccolo intervento al tetto della canonica, non certo a quello della chiesa. Il danno è ingente e non è neppure facile aprire un cantiere fra tante case, in pieno centro. Intanto abbiamo chiuso Santa Marta, in queste condizioni è inagibile. Poi vedremo".