
Dante "entra nella casa" del Conte Ugolino. Nel giorno della morte del Poeta – proprio ieri 700 anni fa moriva a Ravenna –, nel giardino del palazzo di Fiumi e Fossi Vittorio Sgarbi, Gaddo Della Gherardesca e il presidente della Regione Eugenio Giani lo hanno ricordato e celebrato assieme al Circolo Filippo Mazzei per una speciale puntata della Pisaniana che sarà trasmessa martedì 21 alle 21 su 50 Canale. Perché in casa del Conte Ugolino della Gherardesca? Perché proprio qui, dove oggi c’è il giardino restaurato, nel XIII secolo sorgeva il suo palazzo. Un palazzo ritrovato "smontato" nel 2016, dagli scavi eseguiti per conto di Fiumi e Fossi dall’archeologo della Soprintendenza Antonio Alberti: "In quest’area – ha spiegato Alberti – abbiamo trovato conferma di quanto si narrava, cioè che una volta destituito il conte e caduto in disgrazia, per dimenticarne la memoria i pisani smontarono pezzo per pezzo il suo palazzo e nulla, curiosamente, fu poi più costruito al suo posto fino al 500, con i Medici che qui crearono un’area per lo stoccaggio del grano".
Il Conte Ugolino viene ricordato anche da Vittorio Sgarbi che ne rammenta la sua presenza a Pisa nella chiesa di San Francesco, dove è sepolto assieme ai figli e dove, oramai 21 anni fa, il professor Francesco Mallegni ne riesumò le spoglie e con il suo studio anatomopatologico arrivò a smentire Dante. Ugolino non si cibò dei figli durante la prigionia nella Torre della Muda, ma morì come loro di fame e di sete. La serata nel ricordo di Dante prosegue con un inedito profilo del Poeta, descritto da Sgarbi. "Dante ha qualcosa che indica l’unità d’Italia, divisa all’epoca sua, ma unita nel suo racconto. Dante – ha proseguito il critico d’arte – ha una grandezza che condivide nella mia memoria con Mozart e Fred Buscaglione". Il cuore del discorso di Sgarbi è la poesia, che oggi non c’è più: "mancano i poeti, ci restano le canzoni: abbiamo un apparato memoriale di versi per sentire dentro, ma non c’è più nessun poeta. Quello che nella poesia era stato carico di forza evocativa, allo scadere degli anni ‘50 non muore ma rivive attraverso De Andrè e pochi altri. Abbiamo un patrimonio di parole di cantautori che sostituisce quella poesia: insomma – ha spiegato Sgarbi –, quando si interrompe la capacità della poesia aulica di parlare, soccorre la canzone. E se non è dentro di noi è vana".
Anche Eugenio Giani, il presidente della Regione, assieme a Cristina Manetti, presidente della Casa Museo di Dante a Firenze, offre il suo tributo a Dante: "Ricordarlo nel giorno che coincide con la sua morte, avvenuta nella notte tra il 13 e il 14 settembre di 700 anni fa, e qui a Pisa, dove ebbe sede la casa di Ugolino della Gherardesca è certamente un momento importante. Dante allora aveva 56 anni e già nella sua epoca rappresentava un punto di riferimento per quella che sarebbe diventata l’identità italiana". Giani ricorda il Dante ‘tosco’: "Aveva vissuto profondamente la Toscana più che Firenze e si definì sempre ‘o tosco’, come nel decimo canto dell’Inferno e nel 22° del Paradiso, anche per un senso di sgomento con Firenze che lo aveva esiliato". "La riscoperta di Dante nella sua Toscana è importantissima e stasera avviene in luogo simbolico". La modernità di Dante è rimarcata da Giani: "E’ un personaggio che non vediamo nella storia, pur essendo un enciclopedico eccezionale, ma lo vediamo in quello che può significare oggi, cioè il rigoroso senso dell’intellettuale nella società: pensiamo al suo senso della internazionalità in un’epoca come la nostra di globalizzazione, oppure pensiamo al suo senso dell’Italia e dell’Europa, e ai rapporti tra Chiesa e Stato".
A omaggiare il Poeta anche il sindaco Michele Conti assieme agli assessori Paolo Pesciatini e Raffaele Latrofa. La serata si è poi conclusa nel giardino di Palazzo Toscanelli, dove è in corso un ciclo di incontri dedicati a Dante e una mostra con documenti dell’Archivio di Stato testimoni del legame tra Pisa e i personaggi danteschi.
Eleonora Mancini