Sos caporalato Cisl: da Pisa la prima denuncia

La campagna rilanciata in un incontro a Palazzo degli Stalloni a San Rossore. "Solo 87 le richieste di regolarizzazione in un anno"

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PISA

La pima telefonata in Italia ricevuta dal numero verde Sos capolarato Fai-Cisl arrovò da Pisa. Era il 2018 – racconta Massimiliano Gori, ora referente regionale – e riguardava due donne vhe in provincia di Pisa avevano ricevuto in custodia una villa per mantenere il verde. "Siamo al nero e sottopagate, mi dissero. La loro vicenda si riolse in modo positivo ma i casi su Pisa e Livorno continuano a essere tanti". Molte le storie di lavoro nero, irregolare, o grigio, dannoso comunque per i lavoratori raccontate in un incontro (“Il sindacato per la dignità del lavoro. Frammentazione e rappresentanza in agricoltura e turismo”) organizzato dalla Cisl territoriale a Palazzo degli Stalloni in zona Cascine Vecchie a San Rossore, dove la Cisl di Pisa ha invitato il sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra, la vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi, il sindaco di Pisa Michele Conti, il presidente della Provincia Massimiliano Angori, sindacalisti, come il segretario nazionale confederale Cisl Andrea Cuccello, i segretari nazionali Fai Cisl Onofrio Rota e Fisascat Cisl Davide Guarini, il segretario generale di Cisl Toscana Ciro Recce, oltre ad alcuni ‘tecnici’: la direttrice dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Pisa e Livorno Michela Tarabella, il direttore dell’Inail di Pisa Carmine Cervo. Con loro, intervistati dai giornalisti Andrea Bernardini e Simona Giuntini, anche il presidente di Federalberghi Toscana Daniele Barbetti e Stefano Maestri Accesi, presidente di Confcommercio e componente della giunta della Camera di Commercio Toscana nord-ovest.

Un dato su tutti fornito dall’Istituto regionale programmazione economica della Toscana. Sono 87 le domande presentate per il lavoro subordinato a Pisa nel 2020. "Oltre la metà delle domande è stata presentata nelle province meridionali della Toscana, ovvero Grosseto (25%), Siena (14%) e Arezzo (14%), insieme ad alcuni comuni della provincia di Livorno. In controtendenza con la dinamica nazionale e regionale". Di lavoro nero come "nube tossica" parla Guarini."Nel turismo, un comparto che conta oltre un milione di addetti e circa 300.000 lavoratrici e lavoratori stagionali, l’elevata diffusione del lavoro irregolare inquina e danneggia una leva strategica per l’economia del nostro Paese". "Secondo l’ultimo rapporto Istat sull’Economia Non Osservata nel comparto del commercio e del turismo l’incidenza del lavoro irregolare si attesta al 15,3%, al terzo posto dopo i servizi alla persona, al 43,4%, e l’agricoltura, al 18,4%" aggiunge Guarini. E "l’irregolarità – prosegue – si lega innanzitutto alla stagionalità che da sempre caratterizza il settore turistico. Centinaia di migliaia di lavoratori sono a rischio sfruttamento. Fisascat si è battuta e continua a battersi per una decisa politica di destagionalizzazione del settore che avrebbe effetti benefici sulla precarietà e sull’irregolarità, oltre che per rivedere gli ammortizzatori sociali". Le imprese che operano nel turismo hanno un tessuto "frammentato, fatto per il 93% di microimprese spesso refrattarie agli investimenti tecnologici e scarsamente produttive, che ricorrono al lavoro irregolare per risparmiare. Il turismo impiega in maggioranza giovani (il 60% ha meno di 40 anni), donne (53%) e lavoratori stranieri (1 su 4), categorie spesso costrette ad accettare non solo il lavoro nero, ma anche il lavoro grigio".

Antonia Casini