
Vittorio Sgarbi durante la sua visita (foto Valtriani)
Pisa, 8 gennaio 2017 - Prima la passeggiata in quota lungo il camminamento delle mura aperto al pubblico, poi la visita ai monumenti di piazza del Duomo (Cattedrale in primis), la tappa al museo di San Matteo (dove ha incontrato anche il sindaco Marco Filippeschi) e il passaggio a Palazzo Blu dove è in corso la mostra dedicata a Salvador Dalì e dove non poteva mancare il saluto al presidente della Fondazione Cosimo Bracci Torsi. Infine, la serata nell’antica Sala del capitolo della chiesa di San Francesco, edificio chiuso a turisti e fedeli perché pericolante, ferita recente e sanguinante tra i tesori di Pisa.
La giornata pisana di Vittorio Sgarbi – ospite del circolo Filippo Mazzei e dell’amico Massimo Balzi – è stata una frenetica full immersion tra le bellezze della città. "Il camminamento sulle mura è davvero meraviglioso – ha detto il critico d’arte, accompagnato lungo tutto il percorso dall’assessore comunale ai lavori pubblici Andrea Serfogli, dall’architetto Marco Guerrazzi, dallo stesso Massimo Balzi e da Ugo Benedetti del Mazzei –, straordinario per la nitidezza e l’essenzialità. Un recupero che denota sensibilità e intelligenza, elementi che si notano subito a colpo d’occhio: la ringhiera così lineare e pulita... ma anche la torre di accesso in legno (la salita presente in piazza Federico del Rosso, ndr). Sono anni che mi scaglio contro quegli architetti che rovinano le città utilizzando materiali innovativi, dal ferro al vetro fino all’acciaio. Viva l’architetto Guerrazzi, abbasso Carmassi!".
Altra nota polemica e in perfetto stile Sgarbi: la vista dall’alto sul palazzo Arpat di via Vittorio Veneto "che meriterebbe di crollare sotto una bomba dell’Isis. Faremo in modo che non ci sia più vero assessore Serfogli?". Commento al vetriolo, quest’ultimo, come quello riservato – e c’era da aspettarselo – all’altare dei Vangi presente in Cattedrale, all’epoca fortemente voluto dall’arcivescovo Alessandro Plotti e da sempre aspramente criticato da Sgarbi: "E’ ancora orripilante come lo ricordavo. Assolutamente infelice come collocazione".
Parole di apprezzamento invece per le collezioni di Palazzo Blu, visitate sala per sala, e la mostra di Dalì, anche se toccata più marginalmente: "Un altro importante polo di attrazione della città, testimonianza che si può e si deve investire nell’arte". Un'operazione che potrebbe rilanciare anche il museo nazionale di San Matteo, ancora privo di un ruolo di punta nel circuito turistico pisano "ma pieno di capolavori assoluti del Rinascimento italiano che vanno assolutamente valorizzati non certo nascosti nei depositi. Credo che la chiave per aumentare il numero di visitatori possa essere oggi l’autonomia di cui sono stati dotati adesso i nuovi direttori dei musei, le soluzioni vanno cercate ma sono a portata di mano per una città come Pisa dove la piazza del Duomo è in grado di per sé a calamitare turisti e visitatori da tutto il mondo. Il percorso è facile, basta avviarlo".