Seung e Capovani, il "dna" su una cartellina. Una prova lega lo Sciamano alla dottoressa

Un frammento con i geni di entrambi è stato individuato su un portadocumenti rinvenuto nella casa di Torre del Lago. E gli esami confermano che le scarpe rosse ritrovate vicino all’ospedale Santa Chiara sono riconducibili all’accusato.

di Carlo Baroni

PISA

Nessun dubbio per il perito che le scarpe rosse sequestrate prima che raggiungessero la Tunisia, abbiano avuto relazione con Gianluca Paul Seung. C’è il suo Dna su quel paio che, secondo la squadra mobile che segue le indagini – coordinate dal pm Lydia Pagnini –, sarebbero state indossate da Seung il 21 aprile durante il delitto e poi buttate in un contenitore per la raccolta di abiti usati da riciclare. Ma un elemento più importante riguarda una cartellina per documenti, sequestrata dagli inquirenti a casa di Seung: all’interno è stata trovata un traccia mista, con Dna dello stesso Seung e della dottoressa Barbara Capovani, il medico che il 35enne di Torre del Lago – secondo la ricostruzione della Procura – avrebbe massacrato il medico con un oggetto contundente (mai identificato) per consumare una vendetta. La professionista doveva pagare il fatto di averlo ricoverato e contenuto quattro anni prima. La relazione del genetista Ugo Ricci – incaricato di rilevare tracce del presunto assassino e della vittima – è stata ieri al centro dell’incidente probatorio davanti il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pisa Nunzia Castellano. Udienza alla quale Seung – rappresentato dagli avvocati Andrea Pieri e Gabriele Parrini – non era presente. La famiglia Capovani è invece seguita dal penalista Stefano Del Corso.

Un passaggio importante la cristallizzazione delle prove, nel teorema accusatorio – si apprende – perché le scarpe "aiutano" gli inquirenti a collocare Seung sul luogo del delitto, e perché la cartellina è un ulteriore tassello di un possibile contatto recente dell’indiziato con la vittima. La cartellina – che non conteneva documenti medici – si trovava a casa di Seung e venne sequestrata insieme a tutta un’altra serie di reperti passati sotto la lente dagli investigatori e dal perito: come c’è arrivato il Dna della dottoressa Capovani su quella cartellina? E’ ipotizzabile che abbia una datazione almeno di quattro anni, ovvero quanto basta per ritrovare quel contatto certo in ospedale tra vittima e Seung? Tuttavia il perito, si apprende, rileva che nel tempo una traccia di Dna di un soggetto terzo (in questo caso la Capovani) tende gradualmente ad annularsi per l’utilizzo di altri (nel caso, Seung). E’ allora ipotizzabile un trasferimento di Dna recente? E quindi combaciabile con la prospettazione accusatoria, ovvero che possa essere avvenuto successivamente al delitto che la Procura ritiene commesso dal 35enne che sul suo profilo Facebook si definiva "uno sciamano, mediatore fra invisibile e visibile". Un soggetto, Seung, ritenuto – lo ricordiamo – imputabile in un processo davanti alla Corte d’assise, come affermato dai consulenti del gip, i professori Renato Ariatti e Stefano Ferracuti. Una perizia che il consulente della difesa, il professor Alessandro Meluzzi, ha definito "parzialmente mancante, un moncone".

Moncone, dovuto al fatto, che Seung ha rifiutato di sottoporvisi, salvo parlare con i periti. Mentre i suoi difensori non condividono la totale esclusione operata dai periti "del nesso causa effetto tra patologia diagnosticata e fatto contestato". Di diverso avviso l’avvocato Stefano Del Corso in quanto è "corretta una consulenza che si fa sulle carte", quando il soggetto interessato decide di sottrarsi all’esame. "La capacità d’intendere e volere si misura in rapporto alla condotta che viene di volta in volta contestata – rileva il legale – ed i periti non hanno trovato elementi di collegamento tra la condotta aggressiva scaricata sulla Capovani ed il disturbo della personalità di cui Seung è affetto". Hanno altresì rilevato, invece, che il Seung è "persona fortemente manipolatoria– ricorda l’avvocato Del Corso –, capace di comportamenti simulatori e dissimulatori, ed in grado di esporre idee tese ad una rappresentazione della vicenda più consona a quanto lui possa ritenere opportuno per i suoi fini".