"Se sarò eletto sindaco toglierò via D’Achiardi"

Il candidato del centrosinistra Paolo Martinelli annuncia: "Va revocata l’intitolazione. Quella strada va dedicata a Raffaele Menasci"

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"Da via D’Achiardi a via Menasci. Spero non tocchi a me farlo, ma se sarò eletto sindaco andrà sicuramente cambiato il nome della strada dedicata al rettore e podestà della città di Pisa che nel ‘38 fu protagonista dell’epurazione dei docenti e degli studenti universitari ebrei, intitolandola a Raffaele Menasci, uno dei docenti cacciati dall’ateneo pisano, poi ucciso ad Auschwitz". Così Paolo Martinelli, candidato sindaco del centrosinistra alle prossime amministrative, interviene sulla polemica che da mesi tiene banco in città per revocare l’intitolazione all’ex rettore che applicò le leggi marziale espellendo dall’ateneo studenti e docenti ebrei. Quella frase "spero non tocchi a me farlo" è l’auspicio dell’ex presidente provinciale dell’Acli a fare in fretta e un modo per aumentare la pressione dell’opinione pubblica sulla maggioranza di centrodestra che ha recentemente approvato una mozione che chiede un’ulteriore commissione per approfondire la vicenda prima di decidere. In realtà nelle scorse settimane era stato Michele Emdin, docente di cardiologia alla Scuola Sant’Anna e nipote di uno dei professori epurati nel ‘38, a leggere una mozione di cui era stato tra i promotori anche a nome e per conto di coloro che curarono San Rossore 1938 e dei senati dell’Università di Pisa, Scuola Normale e Scuola Sant’Anna, oltreché delle oltre 22 mila persone firmatarie della petizione popolare. Ma quel testo è stato bocciato dalla maggioranza lo scorso 6 dicembre per approvarne un altro in cui si impegna la giunta a istituire una nuova commissione capace di approfondire i fatti. "Le strade - osserva Martinelli - si intitolano a chi ha acquisito meriti tali da diventare esempio verso le nuove generazioni : quali meriti può avere chi ha preso la decisione di cacciare docenti e studenti ebrei e che cosa raccontiamo ai nostri figli di fronte a quel cartello? Il dibattito surreale nato in consiglio comunale attorno a questa vicenda, conferma e rafforza la mia convinzione della necessità di ricominciare a coltivare, anche a Pisa, la cultura di una memoria condivisa e radicata nei valori della Costituzione nata dalla Resistenza di cui l’antifascismo è uno dei cardini, una memoria che si trasforma in impegno perché non può esserci davvero alcuna reale pacificazione che non sia radicata nella giustizia e nella verità: cambiare il nome di quella strada è un primo passo in questa direzione". Secondo Martinelli, infine, la "ricostruzione di una memoria condivisa fondata sui valori della libertà e della partecipazione democratica, dell’antirazzismo e dell’antifascismo è anche una necessità per rafforzare le basi democratiche della città".