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"Sarai la luce che illuminerà il nostro viaggio" Fiori, messaggi e ricordi per l’addio a Lorenzo

Ragazzo travolto dall’auto, la lettera dei genitori letta alla fine della funzione. I suoi amici: "Ci mancherà tanto il tuo sorriso contagioso"

di Antonia Casini

L’amore oltre il dolore. "Vogliamo celebrare la vita". E’ il giorno dell’addio a Lorenzo Mori, 16 anni, lo studente travolto da un’auto in via Matteucci domenica nel tardo pomeriggio: se n’è andato poco dopo in ospedale. Fiori gialli, fiori bianchi sopra quella bara bianca abbracciata dalla madonnina nel campino della parrocchia San Pio X in via Guardistallo. Centinaia le persone che partecipano nel silenzio rotto solo dal passaggio del treno. "E’ una cerimonia per e con Lorenzo", spiega all’inizio il sacerdote. Sono in quattro a concelebrare: don Claudio Campinotti, don Federico Franchi, don Claudio Masini e padre Maurizio Dessì. Intorno al ragazzo ci sono il fratello Marco, che frequenta la stessa scuola di "Lore" (dove è stata avviata una raccolta fondi) e i genitori Simona e Gualtiero (nella foto, fotoservizio ValtrianiDel Punta): si abbracciano.

"Oggi sentiamo dolore ma noi non celebriamo la disperazione ma la speranza". Perché tutti lo ricordano il suo sorriso. Allora si cita una poesia di Sant ‘Agostino. "Se mi ami non piangere". "Anche Gesù ha pianto per Lazzaro", il senso dell’omelia è quello che i genitori ripetono in questi giorni, l’amore che ha lasciato questo ragazzo prevale su tutto. "Noi vogliamo pensare alla speranza cristiana. Immagino che Lorenzo sia tra i giusti. Vede tutti noi, una grande assemblea, vede i chierichetti di cui anche lui ha fatto parte. E - sono sicuro - si chiede: ‘Ma perché siete cosi tristi? Anche noi dovremmo camminare su una strada simile alla sua, la strada dell’amore. L’amore rimane. È la forza che può colmare il vuoto che le persone ci lasciano". I suoi amici proseguono con delle preghiere. "Il nostro grande skater. Ci manca tanto il tuo sorriso. Signore, ora che è accanto a te fanne un angelo custode". "Portatore di felicità", un "pilastro fondamentale. Era un amico, un fratello, un cuoco, un giardiniere, un artista a tutti gli effetti. Sono infinitamente grata di essergli stata al suo fianco". "Un piccolo falegname. Il papà del gruppo. Sapeva dire sempre la cosa giusta". Parla un altro amico e ripercorre "le terribili paste che ci cucinava", quella volta in cui insieme hanno mangiato "i Pan di stelle con la maionese". "La vernice color puffo" per tingere le famose tavole (qualcuno se l’è portata dietro, oggi). "Il mio tutto". Poi, viene letta la lettera della famiglia, ma si capisce che è stato il papà a scriverla rivolgendosi direttamente a lui. Si raccontano momenti di vita insieme. Belli. La sera, "mi salutavi comparendo dalla camera, il tuo covo. Papà ti devo dire due cose, una buona e una cattiva. Io gli rispondevo, comincia da quella cattiva... L’argomento di solito era la scuola... e quando prendeva un bel voto gli si illuminavano gli occhi... Ecco, anche io ti devo dire due cose, una bella e una meno. Quella meno è che oggi non sei più con noi. E questo ci fa soffrire. Quella più bella è che sei ancora qui in ognuno di noi, nella voce di tutti quelli che ci circondano oggi, sei la luce che illuminerà il camminò di chi ti ha conosciuto. Resterai sempre una parte di noi".