
Antonio Logli qualche anno fa (foto Valtriani)
Pisa, 13 gennaio 2025 – “Donne senza tomba”. L’avvocato Nicodemo Gentile dell’associazione Penelope, che si occupa delle persone scomparse e delle loro famiglie, parla del “più brutale dei femminicidi”, nel giorno in cui ricorre il tredicesimo anno dalla sua scomparsa.
Roberta Ragusa sparì in una notte freddissima di gennaio, proprio come quelle che stiamo vivendo. Un mistero lungo ormai oltre dieci anni: per la Giustizia a ucciderla fu iI marito Antonio Logli. “Una moglie e una mamma splendida che non ha un sepolcro.
Questo è il grande rammarico e dolore di tutti i familiari e anche dell’associazione Penelope. Per la famiglia significa non poter elaborare il lutto, una palla di ghiaccio conficcata nell’anima, i parenti non sanno neppure dove portare un fiore”.
Avvocato, il marito è stato condannato anche per la distruzione del cadavere della moglie. Dove si trovano i suoi resti?
“La fine di Roberta è legata a una scelta che si è consumata vicino la loro casa di Gello. In quella zona abbiamo indicato dei posti in cui Antonio Logli nelle giornate che seguirono alla denuncia, si è fermato in modo sospetto, la zona di campagna dove viveva il testimone Loris Gozi e dove Logli ha fatto delle fremate con la macchina, ma non abbiamo ottenuto nessun tipo di riscontro, perché per la Giustizia italiana non c’è più bisogno di ritrovare il cadavere.
Che fare, allora?
“Anni fa abbiamo chiesto alla Preferttura di riprendere le ricerche, a prescindere dalla necessità di una riapertura legata all’accertamento giudiziale, senza l’interesse delle istituzioni, le ricerche non ripartono”.
Per la Giustizia, però, Logli, il suo assassino, sa dove si trovano le sue spoglie.
“Lui è l’unico che potrebbe, aprendo il cuore e la coscienza, aiutare i familiari a ritrovare qualcosa di Roberta, quello che rimane di questa meravigliosa donna. È l’unico che potrebbe pacificare il cuore dei familiari. L’appello è a lui. Se se la sente di aprirsi l’anima, visto che la giustizia degli uomini ha detto con forza, anche in sede di revisione che l’assassinio della moglie è lui, confessi dove l’ha abbandonata e dove è stato distrutto il suo corpo”.