"Rivolta nel carcere Don Bosco Interventi subito, agenti a rischio"

Il personale penitenziario parla di una "rivolta". Con il cambio della ditta che fornisce il cosiddetto sopravitto, gli alimenti "arrivano in ritardo". E così martedì sera è scoppiata, "violenta", la protesta. Il sindacato autonomo Sappe parla di "tragedia sfiorata in carcere" e di "situazione esplosiva che era stata preannunciata ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale ed alla Prefettura". Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana del Sappe, li ha definiti: "Momenti di grande tensione. I detenuti del primo piano reparto giudiziario hanno dato luogo ad una veemente rivolta, distruggendo l’intera sezione: da quando è subentrata la nuova ditta, gli alimentari non vengono consegnati con regolarità. Fortunatamente e solo grazie alla professionalità dei poliziotti penitenziari e del tempestivo intervento del direttore dell’istituto, non c’è stato bisogno di utilizzare la forza". Per Oliviero, "l’Amministrazione Penitenziaria Regionale deve risolvere la questione". E spiega che ci sono "troppi rischi" anche per gli agenti "per disfunzioni organizzative". Per Donato Capece, segretario generale Sappe "è necessaria una riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria, più funzionale al sistema della sicurezza del Paese. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare nelle loro carceri, le pene". Ma servono anche "più tecnologia e più investimenti". "Sono 250 i detenuti a oggi – spiega il garante, l’avvocato Alberto Marchesi – E l’esecuzione penale esterna è impossibile con detenuti che non hanno posti dove dormire fuori dal carcere".

A. C.