REDAZIONE PISA

"Quando tieni la mano a un paziente grave . Ogni secondo prezioso"

Gregorio, Claudio e Benedetta e la Misericordia

Benedetta Serfogli

Benedetta Serfogli

di Antonia Casini

Un’altra associazione, altri volontari che d’estate proseguono i loro servizi, "a volte è importante anche solo il conforto ai pazienti". Benedetta Serfogli, 17 anni appena, in questi mesi più caldi, garantisce la copertura di più turni all’interno della Misericordia di Pisa. "Non andando a scuola, frequento il liceo Dini, sono più libera". Ha cominciato a settembre dell’anno scorso, a 16, svolgendo un corso base per salire in ambulanza e fare servizi sociali". Ha le idee molto chiare: "Ho iniziato per tre motivi, sentivo il bisogno di fare qualcosa di concreto per gli altri, volevo crescere come persona a livello interiore e anche avvicinarmi all’ambito sanitario nel quale mi piacerebbe lavorare". Concilia volontariato e studio. "Se vuoi farlo, se hai la passione, trovi il tempo", riassume. "E i servizi a bordo dell’ambulanza mi interessano. Mi piace imparare in questo ambito, non provo fatica". Poi, racconta di un intervento che le è rimasto impresso, una persona in arresto cardiaco, è stata un’esperienza intensa, una vera emergenza, ogni secondo è prezioso, eravamo insieme al personale sanitario, abbiamo eseguito il massaggio cardiaco. Casi così sono impegnativi sia fisicamente che emotivamente. Ma non sentivo la stanchezza, c’era solo la voglia di riuscire, avevo l’adrenalina. La preparazione è importante, ma anche il lavoro di squadra con dipendenti, infermieri e medici. Alla fine siamo riusciti a salvarla". "Qui – prosegue Benedetta – ho trovato una seconda famiglia che mi ha accolta, anche quando non conoscevo nessuno, e aiutata. Tanti volontari, dipendenti. Mi piacerebbe continuare non mi pesa, non pensavo che avrei reagito così prima di ’partire’. Mi si è aperto un mondo, ho una visione molto più grande che prima non avevo e ho imparato a capire cose che non capivo".

Esperienza diversa quella di Gregorio Martinelli, da un anno in pensione, dopo 39 nella guardia di finanza. "Ho cominciato 13 anni fa nel 2012 per un grande dolore, mio figlio è morto a luglio 2011 in un incidente, ho pensato ’e se mi trovassi in un frangente simile? Che cosa riuscirei a fare?’ Così ho intrapreso la strada del volontariato sanitario". E da allora, tutti gli interventi sono particolari e sentiti. Ma ce n’è uno che lo ha colpito e anche ora, quando passa dal luogo dove si trovava quel giorno, prova una stretta allo stomaco. "Ci chiamarono per un arresto cardiaco: un 52enne che giocava a pallone, nel campo vicino si stava allenando il figlio: facemmo tutti i tentativi, anche con il dae ma non ci fu niente da fare. Ricordo lo sguardo dei familiari. Non ci si abitua mai a vedere la morte". Gregorio, di solito, garantisce tre turni settimanali: il volontariato "si è molto allargato, espanso, anche in Toscana è sentito. Ho visto maggiore partecipazione tra i giovani, tanti anche prima dei 18 anni".

Anche Claudio Giangrande è pensionato: è stato maresciallo dell’aeronautica. Dal 1997 è entrato in Misericordia: "Frequentavo amici che già erano volontari e sono rimasto coinvolto". È autista del mezzo di soccorso. "Una responsabilità guidare e portare in giro altre persone". Le difficoltà? "Proviamo amarezza quando i cittadini scambiano l’ambulanza per un taxi, in alcune situazioni non gravi potrebbero recarsi al Ps in autonomia, mentre noi poi restiamo bloccati per ore quando magari potrebbero esserci vere emergenze". Il caso della vita? "Ero giovane, sono andato su una ragazza caduta con la moto purtroppo poi deceduta. Ci disse ’Sto per morire e non voglio morire’. Era quasi una mia coetanea. Le ho tenuto la mano". "Ma ricordo con gioia il parto avvenuto a bordo di una signora al terzo figlio: ci aiutammo a vicenda".