
È quanto emergerebbe dagli esami, ma l’ospedale per ora non commenta. Intanto Nardini va all’attacco: "Genocidio? La verità è sotto gli occhi di tutti".
"La biopsia su materiale biologico prelevato quando era ancora viva ha escluso la leucemia". Queste le anticipazioni delle analisi del midollo osseo di Marah Abu Zuri, la ragazza palestinese di 20 anni morta a Pisa, riportate ieri da la Repubblica. L’esame di riferimento per confermare la diagnosi e stabilire il tipo preciso di leucemia potrebbe essere ancora in corso, ma già dalle indiscrezioni emergerebbe una conferma dei primi test eseguiti dai medici pisani poche ore dopo l’arrivo della giovane evacuata dalla Striscia di Gaza, che avevano escluso la presenza della leucemia.
Ma perché la questione è rilevante? Tutto è iniziato dalla nota del Cogat, l’ente israeliano per il coordinamento delle questioni civili a Gaza, che aveva parlato di "morte per leucemia" della giovane, accusando l’Aoup di aver occultato il referto medico.
Il giorno dopo il decesso, l’azienda ospedaliera aveva spiegato in una nota che le cause della morte erano da ricondurre a una situazione "complessa e compromessa" legata si ad una possibile "malattia non diagnosticata o mal diagnosticata", ma anche ad un "grave deperimento organico". Da lì, Marah è diventata inevitabilmente simbolo della "guerra della fame che Israele sta portando avanti nella Striscia".
Sulle anticipazioni della biopsia, però, l’Aoup non commenta. In questi casi la prassi vuole che si proceda con un primo test – lo striscio di sangue – un esame di primo livello che può far sospettare la leucemia e che, come aveva spiegato in un’intervista all’Ansa la direttrice del reparto, Sara Galimberti, era risultato negativo. Successivamente si effettua la biopsia del midollo osseo, che serve a confermare la diagnosi e a stabilire il tipo preciso di leucemia. Un esame che – spiegano gli addetti ai lavori – può richiedere da una a più settimane.
Una fonte qualificata, che aveva visionato la cartella clinica, aveva comunque confermato a La Nazione la presenza della dicitura "sospetta leucemia", smentendo così l’accusa di occultamento lanciata da Tel Aviv. Tanto che Marah, era stata difatti, ricoverata nel reparto di Ematologia. "Sono indegne le accuse mosse al personale sanitario del nostro ospedale pisano, che ha agito con professionalità, competenza, dedizione e umanità, come sempre – ha dichiarato l’assessora regionale Alessandra Nardini dopo il funerale di Marah –. La verità è sotto gli occhi di tutti: quello palestinese è un popolo che da anni vede i suoi territori ingiustamente occupati, il diritto internazionale calpestato, ed è oggi vittima di una pulizia etnica, e di un genocidio".
Alla cerimonia funebre di mercoledì non sono mancate le polemiche. Una parte di attivisti pro-Pal ha fischiato l’intervento del presidente della Regione, Eugenio Giani. "Nel suo intervento – denuncia Potere al Popolo Pisa – Giani ha più volte richiamato i bambini palestinesi in cura all’ospedale Meyer, la cui fondazione è saldamente nelle mani del console onorario di Israele, Marco Carrai".