MICHELE BUFALINO
Cronaca

Processo a Marconi sugli insulti razzisti. Il vizio di forma e la possibile difesa

L'attaccante aveva già firmato il rinnovo fino al 2023 un mese fa

Michele Marconi

Pisa, 8 maggio 2021 - Poteva essere il momento giusto per annunciare il rinnovo, firmato un mese fa, fino al 2023. Poteva essere il momento per celebrare la reti di un bomber che aveva preso per mano la propria squadra in un momento difficile, invece il tema è ancora quello della squalifica per il calciatore nerazzurro.

La vicenda Marconi ha molti punti oscuri da chiarire, a due giorni dalla decisione della corte d’appello federale della Figc di squalificare il calciatore per 10 giornate sul 'caso Obi'. Non convincono alcuni ‘vizi di forma’ che potrebbero pesare in fase di appello, una volta che la difesa del calciatore, con l’avvocato Alessio Piscini, potrà leggere le motivazioni disponibili tra alcuni giorni.

I primi problemi sorgono già con la richiesta di supplemento di indagine da parte della corte, resa nota il giorno 1° aprile, giorno in cui si sarebbe dovuto tenere effettivamente l’appello, poi rinviato al 5 maggio, procedura non prevista solitamente. In quella sede stupisce che non sia stato chiesto a un soggetto super partes di effettuare le indagini, ma altresì sia stato chiesto alla Procura Federale, di fatto l'accusa, di indagare.

Come si legge nei documenti infatti, in vari passaggi, la corte "demanda alla Procura federale l'accertamento dei fatti in contestazione" e l'acquisizione del materiale probatorio supplementare. Nella stessa sede non sarebbero stati forniti dei termini alla difesa per la presentazione di memorie difensive supplementari, un altro possibile vizio di forma al quale potrebbe essere possibile appellarsi.

Anche la durata temporale della squalifica appare spropositata, a cavallo dei due campionati, con uno stop che potrebbe durare, in totale, anche 5 o 6 mesi, a seconda di quale sarà il calendario del prossimo campionato e chissà che non si agisca anche su questo fronte dal punto di vista difensivo. Nuove prove? In realtà sono stati riesaminati i video già visti in precedenza e le stesse dichiarazioni non aggiungono nulla di nuovo a quanto già non fosse emerso dalla prima udienza. Marconi, già nel corso del suo interrogatorio, aveva dichiarato che la frase incriminata sarebbe stata un'altra, in verità: "Cosa vogliano questi scarsi di ..., che ... parlano" e non, come sostenuto dal Chievo "la rivolta degli schiavi".

In primo grado neanche la testimonianza di Obi aveva convinto gli inquirenti:Non ho capito e compreso la frase che mi è stata rivolta subito perché concentrato sul prosieguo del gioco ma dopo poco ho metabolizzato il tutto”. Come si legge dal materiale diffuso dalla Figc, "Ad avviso del Collegio, la testimonianza esprime elementi di confusione e di contraddittorietà tra la rilevante gravità della frase e la poco spiegabile inerzia nel denunciare l'accadimento al direttore di gara presente in campo a pochi metri".

L'arbitro infatti aveva lasciato intonso il proprio referto. Così si rischia di macchiare una carriera e l'immagine di un calciatore che ha sempre votato la sua vita privata contro il razzismo. Lo stesso Marconi ha tra i propri testimoni di nozze il calciatore di colore Adriano Ferreira Pinto. Duvan Zapata, inoltre calciatore dell'Atalanta è il padrino del figlio.

Può un giocatore veder macchiata la propria carriera in assenza di prove certe? Così si rischia di aprire a pericolosi precedenti nel mondo del calcio e della giurisprudenza sportiva. E la vicenda Ibrahimovic e Lukaku? In quella occasione, quelle parole urlate, da "vai a fare i tuoi riti voodoo" da parte di Ibrahimovic alla risposta di Lukaku "Parliamo di tua mamma", accadde tutto sotto gli occhi e le orecchie dell'arbitro Valeri e delle telecamere e non ci sono dubbi su cosa sia accaduto. Solo un giallo nelle sanzioni immediate, poi una sola giornata di squalifica e infine, dopo le indagini, uno schiaffetto sulle mani e una ammenda di 3/4000 euro, non ravvisando intenti discriminatori. Due pesi e due misure. O forse un peso politico diverso da parte delle potenti del calcio.