MICHELE BUFALINO
Cronaca

Marconi, la procura federale presenta ricorso

La presunta frase razzista durante il match con il Chievo: l’assoluzione in primo grado per insufficienza di prove non basta a chiudere il caso

di Michele Bufalino

Non si è ancora risolta la vicenda Obi-Marconi, che aveva visto il calciatore del Pisa accusato di aver pronunciato una frase razzista nei confronti del collega del Chievo. "La rivolta degli schiavi", sarebbe stata la frase sussurrata a mezza bocca dall’attaccante nel corso di Pisa-Chievo disputatasi a dicembre, ma circa una decina di giorni fa, dopo il deferimento e il dibattimento, era arrivata l’assoluzione per l’attaccante del Pisa.

La Procura Federale ha infatti deciso di impugnare la sentenza, rimandando tutto al secondo grado di giudizio della giustizia sportiva, la Corte Federale d’appello, che si dovrà pronunciare entro un mese, per un nuovo processo da calendarizzare, secondo le indiscrezioni raccolte, entro la metà di aprile. In questi giorni sono state anche depositate le motivazioni della assoluzione dell’attaccante. Il documento, datato 8 febbraio, cita le deposizioni delle parti in causa e dei testimoni. Dalle singole dichiarazioni emerge che Obi, destinatario della presunta frase, ha riferito di "non aver compreso e capito subito la frase che mi era stata rivolta, perché concentrato sul prosieguo del gioco, ma dopo poco ho metabolizzato tutto". Secondo il Tribunale Federale la testimonianza del calciatore "esprime elementi di confusione e contraddittorietà", così come le parole del collega Garritano, "parimenti insufficienti".

"Non decisive risultano le dichiarazioni del Team Manager del Chievo Pacioni", poiché, sollecitato dagli inquirenti, "non ha dato alcuna risposta chiara, essendosi limitato ad una affermazione generica ed evasiva". Giudicate "prive di rilevanza probatoria" le dichiarazioni del segretario del Chievo Verona Edoardo Busala, che ha riferito di sedere in tribuna.

In conclusione, il Tribunale Federale è arrivato alla conclusione di respingere il deferimento, in quanto "il Collegio è dell’avviso che non siano stati raggiunti sufficienti elementi probatori che rendano non solo manifesto, ma neppure verosimile, il comportamento discriminatorio sostanziato dalla frase razzista attribuita al calciatore Marconi. Nella specie – si legge infine nel documento, - la soglia minima non è stata raggiunta. Le testimonianze a carico del deferito, infatti, hanno semplicemente adombrato una condotta discriminatoria, senza però contribuire in alcun modo al suo concreto accertamento". Adesso il calciatore del Pisa tornerà nuovamente a processo dopo che la Procura Federale ha impugnato il provvedimento, ma secondo quanto emerge da ambienti vicini al calciatore, se il deferimento sarà respinto ancora in sede di appello, il calciatore potrebbe andare avanti per la propria strada, valutando una querela per diffamazione, data la situazione.