
Il dottor Francesco Tagliente, prefetto di Pisa dal 2012 al 2014
Pisa, 6 agosto 2015 - I due anni trascorsi a Pisa dal prefetto Francesco Tagliente (2012-2014) hanno lasciato il segno nei rapporti con la città, le istituzioni e, non ultima, la stampa. E’ stato, il suo, un impegno nell’approccio ai problemi, e alle persone, per molti aspetti innovativo. Un metodo e un modello che non sono passati senza lasciare traccia come testimonia il bel volume «Buone pratiche a palazzo Medici - Il nuovo passo della Prefettura» (edito nel 2014 dalle Industrie Grafiche Pacini), curato da Candida Virgone insieme a 15 giornalisti delle 5 testate pisane (Ansa, La Nazione, Il Tirreno, Telegranducato e 50 Canale). Il volume è stato adesso recensito dal Consigliere di Stato Carlo Mosca per la «Rivista di Polizia», rassegna di dottrina, tecnica e legislazione. Ecco il testo integrale dell’articolo, che La Nazione è autorizzata a pubblicare.
In un momento di crisi generale del Paese, in cui le stesse Istituzioni vengono messe in discussione da quanti non ne colgono, in modo pieno, il loro ruolo di argini della democrazia e in cui soprattutto la burocrazia viene additata come principale responsabile di gran parte delle difficoltà vissute dai cittadini e dalle imprese, suscita soddisfazione, in chi invece crede nelle Istituzioni e nella burocrazia e pretende solo che esse funzionino meglio al servizio di una libertà’ uguale e solidale, la pubblicazione di un libro, dal titolo già’ di per sé significativo “Buone pratiche a Palazzo Medici - Il nuovo passo della Prefettura2 che raccoglie i contributi di valenti giornalisti, tra cui Candida Virgone che ne ha curato sapientemente la raccolta e vi ha contribuito con molti suoi “pezzi”.
La pubblicazione è motivo di ampia soddisfazione, poiché nel libro vengono messe, al centro dell’attenzione, le qualità e le funzioni svolte da un uomo delle Istituzioni, Francesco Tagliente, Prefetto di Pisa dal 2012 al 2014, e da una Prefettura, quella di Pisa appunto, Istituzione tra le Istituzioni, che viene riconosciuta per aver conquistato “un nuovo passo” nell’affrontare, nel risolvere e nell’accompagnare i problemi, grandi e meno grandi, vissuti dagli abitanti di quel territorio. L’opinione pubblica che manifesta il suo consenso a questo uomo delle Istituzioni e a questa Istituzione, la Prefettura, Ufficio territoriale del Governo, è rappresentata non solo dai giornalisti che, ovviamente, sono la voce per eccellenza dei tanti cittadini che ne hanno apprezzato l’opera fattiva, ma pure da altri rappresentanti autorevoli di molteplici Istituzioni pubbliche e private, statali, provinciali e comunali, dai vertici delle Forze di Polizia e della Magistratura ai Sindaci e al Presidente della Provincia, dai Rettori dell’Università di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna al Direttore della Scuola Normale, dal Presidente della Camera di Commercio ai responsabili dei Sindacati e delle Associazioni dei commercianti e degli industriali, dai direttori dei comparti ospedalieri e delle Aziende ospedaliera al Presidente dell’Area di ricerca del Cnr e al Presidente degli Amici dei musei e monumenti pisani.
Il libro pubblicato dal prestigioso editore Pacini è inserito in una collana denominata Volti, Spazi e Memorie, un’espressione che racchiude, in un’efficace sintesi, ciò che è stato Francesco Tagliente a Pisa e cioè un uomo delle Istituzioni in prima linea, accanto e per cittadini, un prefetto che ha messo al centro del territorio pisano, in una provincia culturalmente e socialmente attrezzata ma complessa, la Prefettura come Istituzione di riferimento e come rete delle tante reti presenti in uno spazio articolato e reso particolare dai problemi che vive. Un volto, quello di Tagliente che ha lasciato, in quello spazio, un autentico segno della sua presenza e che per questo è già ricordato, nella memoria collettiva, con affetto e riconoscenza. Leggendo i vari interventi contenuti nel libro, tutti indistintamente e quasi incredibilmente di compiacimento, non si può inizialmente registrare ciò, quasi con meraviglia.
Questo perché non è facile assistere ad un coro unanime di apprezzamenti positivi su un Prefetto e su una Prefettura, essendo peraltro differenti le posizioni rivestite da coloro che hanno voluto scrivere i loro pensieri nel libro, da cui emerge il ritratto vero di quello che i cittadini hanno percepito, e soprattutto indirettamente di ciò che si aspettano che sia e che faccia un Prefetto della Repubblica e una Prefettura sul territorio. Ritengo che gli scritti non catalogabili certamente come espressione di un impianto di teoria generale delle Istituzioni, disegnano però magistralmente - e per questo sono un contributo di spessore e di valore - il ruolo e le funzioni che legittimano e reclamano la presenza sul territorio di un Prefetto rappresentante dello Stato-Comunità e del Governo nazionale.
È un prefetto quello che viene raffigurato il quale è pronto e disponibile, in ogni momento, a risolvere o provare a risolvere i problemi della gente comune, che è vicino ai sindaci e al presidente della provincia, agli enti locali territoriali e alle autonomie funzionali, alle categorie economiche, sociali e religiose, che fa sinergia istituzionale, mediando le conflittualità, coordinando gli ambiti statuali e raccordandoli con gli altri ambiti pubblici e privati, come un paziente sarto istituzionale che tesse la rete delle reti, facendo coesione del tessuto ordinamentale, giuridico e sociale nella provincia. Il Prefetto che i cittadini pretendono, per legittimarlo, è uno che si fa garante del raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere tutelati su tutto il territorio dove esercita le sue funzioni, che si fa garante cioè della libertà, della uguaglianza e della solidarietà nei loro contenuti formali e sostanziali.
Il prefetto che viene lumeggiato negli interventi raccolti è l’organo dell’emergenza, dell’ordine e della sicurezza pubblica, della sicurezza civile intesa nei suoi profili di protezione civile e di difesa civile, ma è nel contempo anche l’organo che deve custodire i simboli dell’Unità nazionale, come la Bandiera Tricolore e l’Inno nazionale, insieme con i riti che, in democrazia, servono a suscitare un nuovo patriottismo intorno ai valori proclamati dalla Costituzione Repubblicana. Il prefetto che la gente auspica è un prefetto che vive della cultura istituzionale, che si allea con la cultura nelle sedi tipiche di essa, che la sostiene perché la cultura è libertà e difesa dell’uguaglianza. Dagli scritti del libro curato da Candida Virgone, così ricco di suggestioni positive e di riflessioni puntuali, il prefetto viene colto nella sua dimensione di suscitatore di energie e di facilitatore di confronti, di esercizio di competenze e di soluzioni dei problemi all’insegna dello stare insieme.
Un prefetto non al singolare, quindi, ma al plurale, che sta con la gente e tra la gente, con le Istituzioni e tra le Istituzioni, che esige da tutti trasparenza e senso dell’interesse generale, che ha a cuore l’identità’ nazionale, ma pure le tradizioni e la cultura locale. È stata poi la professionalità umana di Francesco Tagliente e la sua capacità di comunicare a rendere quasi naturale l’acquisizione di tanti commenti positivi sul ruolo della Prefettura e sulla presenza del Prefetto nel nostro Paese che lui, con una originale passione civile, ha impersonificato sul territorio della provincia pisana. Tali commenti, lungi dall’essere soltanto una semplice manifestazione di affetto, sono invece la dimostrazione effettiva di un legame antico tra Prefetto e cittadini, tra Prefetto e territorio, tra Prefetto e Autonomie territoriali, tra il Prefetto cioè e il Paese nel cui ambito, da oltre duecento anni, egli esercita le sue funzioni. L’aver riportato tutto ciò in evidenza è’ merito precipuo di Candida Virgone ed è un merito particolare, in un momento storico in cui vi è ancora qualcuno che pensa, senza riflettere sulle conseguenze che ne deriverebbero per i cittadini, all’abolizione di questa nobile figura istituzionale.