"Più servizi territoriali Sostegno ai medici"

"Più servizi territoriali  Sostegno ai medici"

"Più servizi territoriali Sostegno ai medici"

Un percorso completo. Perché dal buio profondo, quello che paralizza, si "può uscire", ma serve "una rete" intorno. Dal 2000 l’associazione Alba porta avanti lo stesso obiettivo: "reintegrare persone che hanno un disagio psichico o psicologico tramite anche la creazione di uno spazio condiviso, aperto a tutti in cui ci sia un reale abbattimento dello stigma". "Brava capace competente professionale. Nostra referente, prima donna, nell’Spdc". Diana Gallo, la presidente dell’Alba, conosceva personalmente Barbara Capovani, ci ha mostrato gli ultimi messaggi che si sono scambiate per proporle iniziative in reparto. La sua risposta, solo pochi giorni prima della tragedia, fu "sì".

L’aveva sentita di recente?

"Certo. Regolarmente. Lavorava spesso in emergenza. Lei, grande passione, ma ci sarebbe bisogno di più personale. La richiesta è tanta per pochi posti letto. Vengono mandate in quel reparto persone violente anziché inviarle in carcere".

Non ci sono alternative?

"Anche le Rems sono piene. Di certo non è quella della riapertura dei manicomi. Le cure mediche vanno di pari paso con il progetto di reinserimento sociale e lavorativo che portiamo avanti noi, che siamo però isolati nel panorama nazionale. Non ci sono le strutture giuste. L’altro Spdc a Pontedera non è mai partito".

Quali gli strumenti necessari?

"Più psichiatri, più riabilitatori, più psicologi, fondi alle aziende per le assunzioni, i gruppi di autoaiuto. I miglioramenti ci sono con un’equipe di professionisti e la collaborazione dei familiari.

Gli psichiatri sarebbero meno oberati così avendo anche più tempo per l’ascolto dei malati. Non possono essere lasciati soli anche perché al disagio psichico si unisce quello sociale".

Come procedete?

"Abbiamo una rete di inclusione sociale e lavorativa con 150 pazienti. Chiediamo in questi giorni di discussione sul tema che il Ministero interpelli le associazioni: operatori, utenti e familiari hanno diritto di far sentire la loro voce".

An. Cas.