Pisa, 25 febbraio 2023 – Un’azione contro il tribunale di Pisa in appoggio ad Alfredo Cospito. La rivendicazione via web arriva dalla sigla ‘Gruppo di solidarietà rivoluzionaria - Consegne domicilio’. "Non sappiamo se la deflagrazione sia avvenuta - è il testo - ma ci teniamo a sottolineare che abbiamo dimostrato che è possibile avvicinarsi ai palazzi del potere e colpire". Il messaggio contiene una lunga spiegazione su cosa sono le Fai-Fri, la presunta rete di cellule di anarco-insurrezionalisti che sarebbe stata fondata da Cospito una ventina di anni fa. Certo è che l’ordigno è rimasto appoggiato al portone del tribunale per oltre 24 ore l’ordigno inesploso trovato giovedì mattina. è quanto si apprende in ambienti investigativi. Le telecamere di sicurezza dell’edificio hanno infatti registrato la presenza di due individui la notte tra martedì e mercoledì mentre posizionavano il congegno rudimentale cercando di farlo esplodere prima di darsi alla fuga. Due sagome scure apparse dal bui o della notte. Abiti pesanti, cappucci. Impossibile riconoscerli subito. Forse sono arrivati al tribunale percorrendo il vicolo Toscanelli che dal Lungarno sbuca davanti al Palazzo di Giustizia. Le rip rese documentano intorno alle 2 del mattino di mercoledì l’arrivo di due persone che collocano l’ordigno, costituito da una bottiglia incendiaria e da un grosso petardo, con una miccia fatta con un foglio di carta acceso con l’aiuto di una bomboletta di gas da campeggio. La fiamma brucia la carta, ma non raggiunge l’esplosivo e l’attentato, che avrebbe potuto avere conseguenze più gravi, abortisce. Per ora nessuno lo ha rivendicato ma la pista anarchica è quella battuta dagli inquirenti.
La Digos , che conduce le indagini coordinate dal sostituto procuratore Fabio Pelosi, sta ora spulciando anche le immagini riprese da tutte le telecamere di videosorveglianza urbana del centro a caccia di indizi utili. Un dettaglio degli indumenti, il particolare di una scarpa. Oppure la stessa andatura di un individuo. Un lavoro tanto certosino, quanto lungo e difficile per cercare di dare un volto e un nome a quelle due sagome immortalate dagli occhi elettronici. Ma chi ha agito nel buio, se non ha fatto altri passi falsi oltre ad avere fallito l’agguato, potrebbe però contare sul ritardo in cui sono partite le indagini. Quando giovedì mattina un passante ha trovato l’ordigno rudimentale e ha avvisato la guardia giurata del tribunale facendo scattare l’allarme, tutti hanno pensato che l’azione fosse stata compiuta solo qualche ora prima, di notte. ;a la visione delle telecamere ha dato un responso ben diverso: la notte prima del ritrovamento nessuno si è avvicinato a quel portone. Allora si è guardato ancora a ritroso ed è intorno alle 2 della notte tra martedì e mercoledì che sono spuntati i due "bombaroli" . P er oltre 24 ore, l’ordigno inesploso, ma ancora carico di liquido infiammabile e potenzialmente pericoloso, è rimasto lì dove era stato collocato senza che nessuno lo avvistasse. Né la sorveglianza del tribunale, né le forze dell’ordine o altri passanti. Un grosso petardo, nascosto dietro una molotov innescata a pochi passi da una strada altamente frequentata da centinaia di persone al giorno, a pochi metri dalle macchine in sosta. un atto dimostrativo - stando alla rivendicazione web - contro un edificio simbolo, mentre in tutta Italia è innalzata l’allerta per le azioni violente nel nome di Alfredo Cospito..