Pisa, 24 febbraio 2023 – Una bomba incendiaria fuori dal tribunale di Pisa. Un’azione dimostrativa abortita solo per l’imperizia di chi l’ha piazzata.
L’ordigno rudimentale, composto da un grosso petardo collocato dietro a una bottiglia piena di liquido infiammabile, aveva come miccia un foglio di carta incendiato da una bomboletta da campeggio.
E’ stato trovato inesploso, ma annerito dal tentativo di innescarlo, ieri intorno a mezzogiorno davanti a uno degli accessi carrabili del palazzo di giustizia. Lo ha notato un passante che ha subito dato l’allarme informando la guardia giurata del tribunale che, a sua volta, ha chiamato la polizia.
Nessuna rivendicazione per ora, ma la pista più accreditata dagli inquirenti (indaga la Digos, coordinata dal pm Fabio Pelosi) è quella anarchica, alla vigilia del pronunciamento della Cassazione atteso per oggi sul ricorso della difesa di Alfredo Cospito sul regime detentivo del 41 bis.
L’intera zona è rimasta ’sigillata’ per circa quattro ore e il Tribunale è stato evacuato mentre gli artificieri della polizia rimuovevano l’ordigno consegnandolo alla p scientifica per analizzarlo e cercare eventuali impronte digitali e altri indizi utili alle indagini. Gli artificieri hanno operato in sicurezza grazie all’utilizzo di un robot che è servito a inertizzare l’ordigno improvvisato.
Gli investigatori hanno già acquisito le immagini girate dalle telecamere di sicurezza del tribunale, una delle quali collocata proprio sopra il portone preso di mira, oltre a quella della videosorveglianza urbana della zona.
Gli attentatori hanno raggiunto il luogo di notte, ma il tentativo di far esplodere il congegno non è andato a buon fine perché la fiamma che ha incendiato la carta si è estinta prima di raggiungere il petardo che avrebbe innescato l’esplosione. Sono una quindicina, nella città della Torre, gli anarchici tenuti sotto stretta osservazione dagli investigatori pisani.
Un piccolo gruppo, che con l’innalzamento dell’allerta dovuto alle recenti azioni violente nel nome di Cospito, è tornato a essere ’osservato speciale’. Se ne seguono le frequentazioni, le abitudini, gli incontri, le assemblee e le iniziative politiche che frequentano.
«Ma non è escluso che chi ha piazzato la bomba l’altra notte - dice una fonte investigativa - sia arrivato da fuori, magari contando su una rete di contatti locali. E’ presto per fare valutazioni più complete". Pisa, del resto, parlando di violenza con matrice politica, è stata in un passato non troppo lontana la città delle Cor, le Cellule di offensiva rivoluzionaria, responsabili di azioni incendiarie e minacce ai giornalisti all’inizio degli anni Duemila, poi disarticolate dalle forze dell’ordine.
La bomba di ieri ha riportato la città indietro di una ventina d’anni. E va ricordato che, comunque, già qualche mese fa decine di scritte erano comparse sui muri della città rilanciando slogan contro le carceri e il 41 bis, il carcere duro per i mafiosi applicato pure contro l’anarchico torinese Alfredo Cospito, recluso nel carcere di Sassari dove è in sciopero della fame.
Mentre all’inizio di febbraio, sempre a Pisa, si era data appuntamento ’Morire di pena’, una piattaofmr a che chiede "l’eliminazione dei due istituti più inumani dell’ordinamento penitenziario: l’ergastolo e il 41 bis", che è scesa in piazza nell’ambito di una due giorni di mobilitazione nazionale contro il carcere duro e a sostegno di Cospito.
Intanto, tornando ai fatti di ieri, il presidente del consiglio regionale, Antonio Mazzeo, ha espresso "vicinanza e solidarietà alla presidente del tribunale Beatrice Dani e a tutto il personale: "Ringrazio le forze dell’ordine che sono intervenute sul posto e auspico che le indagini possano ricostruire esattamente l’accaduto e identificare i responsabili di un gesto intimidatorio inaccettabile per la nostra comunità".