Il piromane del Serra, una chance per Franceschi

La Cassazione: «Rivalutare le esigenze di misura cautelare»

Giacomo Franceschi

Giacomo Franceschi

Pisa, 28 giugno 2019 - SEI MESI passati in carcere. Ma adesso qualcosa potrebbe cambiare per Giacomo Franceschi, il volontario accusato di aver scatenato l’inferno sul Serra a settembre scorso. La Cassazione si è espressa mercoledì sul caso. La Suprema corte ha annullato in parte l’ordinanza dello scorso 9 gennaio del tribunale della libertà di Firenze. E ha disposto che il Tribunale si pronunci nuovamente sulla sussistenza delle esigenze di misura cautelare. La prima era stata negata dal giudice per le indagini preliminari. Poi, la nuova richiesta della difesa, su presupposti diversi, che ha avuto però lo stesso esito. Su quest’ultima si attende la decisione del Riesame. Il difensore di Franceschi, l’avvocato Mario De Giorgio dice, riguardo il pronunciamento della Suprema Corte: «naturalmente occorrerà leggere le motivazioni della sentenza per comprenderne bene la portata, ma intanto si può ritenere un primo risultato positivo per la difesa dopo che tutte le precedenti istanze di libertà erano state respinte». A parte l’aspetto delle esigenze cautelari, tuttavia, il ricorso è stato rigettato nel resto. Compresa la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza che il difensore contestava.

Rogo del Monte Serra: quello che per la Procura, ancora al lavoro sulla vicenda, è il piromane che la sera del 24 settembre accese la miccia dell’incendio che si è mangiato quasi 1500 ettari di bosco, si trova al Don Bosco da dicembre con l’accusa di incendio doloso e disastro ambientale. Per i carabinieri forestali e del nucleo investigativo, che si occupano delle indagini ,e per gli inquirenti, sarebbe stato lui a dare inizio a tutto.

E’ IL SOSTITUTO procuratore Flavia Alemi a seguire l’inchiesta con la supervisione del procuratore capo Alessandro Crini. Due gli indizi che fin dai primi momenti erano stati determinanti per la procura: Google maps e le celle telefoniche che quella sera avrebbero mostrato un andirivieni del 37enne tra il bosco e la sua auto, parcheggiata proprio lungo la strada per il Serra, poco prima che si alzassero le fiamme. Federico Delle Sedie (presidente Gva Logli) aveva da subito ribadito che quella notte Franceschi era fra le squadre in partenza. La sua telefonata è stata tra le prime ricevute. «Mi ha detto di vedere un bagliore. Poi siamo partiti per spegnere».

Secondo una prima ricostruzione, spiegata dallo stesso procuratore in conferenza stampa, Franceschi avrebbe bruciato uno scontrino per allentare la tensione durante uno dei momenti di confusione che a volte vive. Prima ancora, avrebbe bruciacchiato i pelucchi della divisa. Una piccola ricevuta che avrebbe gettato quando era ormai per la maggior parte carbonizzata, cioè quando la fiammella sarebbe arrivata fin quasi alle dita dell’uomo che la teneva in mano. Da qui si sarebbe sviluppato il rogo.

antonia casini - carlo baroni