Pandemia e stress: "Colpiti sanitari e docenti"

La prof Donatella Marazziti: "Difficile per gli insegnanti gestire dad e sofferenza psicologica dei ragazzi. A rischio anche gli imprenditori"

Migration

di Antonia Casini

PISA

Dopo due anni di pandemia, paura e precarietà sono costanti. La psichiatra pisana Donatella Marazziti, dirigente medico di I livello in Aoup, racconta quali sono, ora, i pazienti che lei e i suoi colleghi visitano e aiutano più spesso.

Professoressa, i casi di malattia mentale sono aumentati?

"Stiamo lavorando moltissimo, questo anche per sopperire ad alcuni pensionamenti tra il personale".

Che cosa pesa di più in questa situazione?

"Il senso di incertezza. I primi mesi del 2020 si cantava dal terrazzo, si diceva ‘andrà tutto bene’. Dopo due anni, sappiamo che non è così, il Covid è una patologia cronica. Si muore di meno, si sa gestire e curare meglio il virus, ma la fiducia e la speranza sono diminuite".

Quali le categorie più colpite?

"Con altri colleghi europei stiamo portando avanti un progetto per indagare l’impatto del Covid sugli imprenditori, in particolare i più piccoli. Altra categoria a rischio è quella degli insegnanti che soffrono come i ragazzi".

Ce lo spieghi.

"Come quando arriva uno tsunami e si ha a disposizione solo un ombrello per ripararsi. Ci sono difficoltà oggettive e di gestione della difficoltà psicologica degli studenti. Sono a casa con i figli piccoli, anche loro in didattica a distanza, e il marito nell’altra stanza (o nella stessa, in smart working). Si amplificano i conflitti intrafamiliari. Andare al lavoro dà un senso alla giornata: ti alzi, ti vesti, mentre adesso, in dad, indossano i pantaloni del pigiama. Il degrado si insinua nella qualità della vita".

Ci sono altre professioni a rischio?

"Quella dei sanitari: stressati e poco tutelati. All’inizio non c’erano neppure le mascherine, poi, mano a mano, si conosce il mostro, pensiamo, ‘ok, ce la faremo’, ma cominciano ad ammalarsi i colleghi... e si deve combattere con i no vax".

E gli adolescenti?

"Li vediamo, ma sono i più resilienti, essendo abituati ai social, hanno rimpiazzato le relazioni vere con le virtuali. Il pericolo è la dipendenza".

I bambini, invece?

"Nel momento di massima necessità di socializzazione, si trovano isolati. Le bambine giocano mettendo alle bambole un fazzoletto alla bocca, la mascherina. Nel pieno sviluppo dell’alfabeto emozionale che i piccoli cercano nelle espressioni degli altri... Che cosa succederà a livello del neuro sviluppo privandoli dei giochi e dell’aria e il senso critico senza confronto?".

Ci sono precedenti nella storia umana.

"10-20 anni dopo l’epidemia di Spagnola, si è riscontrato un picco di disturbi psicotici".

Qualche possibile soluzione?

"Non ci salviamo da soli. Il biologo evoluzionista Theodosius Dobzhansky ha ribaltato il concetto che in natura vince sempre il più forte: ’Il più adatto a sopravvivere potrebbe essere anche il più gentile, poiché la sopravvivenza spesso necessita di aiuto reciproco e cooperazione’, diceva. Recuperiamo quel senso di altruismo che ci connotava all’inizio. Altro aspetto importante, il Covid ha mostrato quanto abbiamo trascurato il nostro ambiente: non è un caso che il virus si diffonda prevalentemente in aree molto urbanizzate, sovraffollate e inquinate".