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Ordigno rudimentale ma fatto per esplodere Mattinata di paura, evacuato il Tribunale

La bomba piazzata a lato di uno degli ingressi carrabili del palazzo di Giustizia. Al vaglio le telecamere della zona, si segue la pista anarchica

di Gabriele Masiero

PISA

Avrebbe potuto fare danni ingenti l’ordigno collocato l’altra notte al Tribunale. Un congegno rudimentale piazzato su uno degli accessi carrabili laterali del palazzo di giustizia che non ha fatto danni solo per l’imperizia di chi ce lo ha messo. Uno o più attentatori. Nessuna rivendicazione, ma l’ipotesi più accreditata dagli inquirenti, è che la matrice sia anarchica. La bomba è stata scoperta intorno a mezzogiorno da un passante che ha immediatamente avvisato la guardia giurata del tribunale che a sua volta ha avvisato la polizia. Ma l’ordigno era stato collocato lì di notte e solo per una circostanza fortuita non è esploso. Per oltre 4 ore tutta l’area intorno al tribunale è stata cinturata dalle forze dell’ordine e il palazzo di giustizia evacuato. A pomeriggio inoltrato l’arrivo degli artificieri dotati di robottino ha permesso di disinnescare definitivamente il congegno e consegnarlo alla polizia scientifica per effettuare tutti i rilievi necessari a caccia di possibili impronte o altri indizi utili. La Digos che conduce le indagini, coordinate dal pubblico ministero Fabio Pelosi, ha già acquisito le immagini di videosorveglianza urbana e quelle delle telecamere di sicurezza del tribunale, una delle quali si trova proprio in corrispondenza del portone preso di mira e dove è stata collocata una bottiglietta di plastica piena di liquido infiammabile dietro alla quale era stato posizionato un grosso petardo. Come miccia è stata utilizzata della carta e per appiccare il fuoco una bomboletta di gas da campeggio.

L’intenzione era che la miccia innescasse il petardo per poi far esplodere la bottiglia e trasformarla in una molotov che avrebbe incendiato il portone e altre suppellettili, ma la fiamma si è estinta prima di raggiungere l’esplosivo. La pista anarchica, anche in assenza di rivendicazioni, è quella maggiormente accreditata visto che stamani la Corte di Cassazione è chiamata ad esprimersi sul ricorso presentato dalla difesa di Alfredo Cospito contro il rigetto del reclamo del Tribunale di Sorveglianza sul 41 bis, il regime detentivo che gli impedisce di avere qualunque contato con il mondo esterno.

Da settimane in tutta Italia si registrano iniziative di solidarietà all’anarchico e, nei casi più estremi, anche azioni violente di matrice anarchica. Il livello di attenzione e vigilanza delle forze dell’ordine ha ovviamente riguardato anche Pisa dove negli anni passati ci sono state saldature pericolose tra anarchici e frange dell’estremismo di sinistra: le Cor, le Cellule di offensiva rivoluzionaria, responsabili di azioni incendiarie e minacce ai giornalisti (il nostro collega Federico Cortesi fu preso di mira e per mesi ha vissuto sotto scorta) che furono poi disarticolate dalle forze dell’ordine. Il congegno rudimentale utilizzato l’altra notte ci ha riportato indietro di una ventina d’anni. E in attesa di conferme da parte degli inquirenti, la pista più probabile è quella di un’azione diretta dimostrativa portata a termine da una o più persone che hanno raggiunto il tribunale probabilmente dal vicolo Toscanelli, pressoché deserto di notte, e che sbocca proprio davanti al luogo dove è stata lasciata la bomba. Un’area molto illuminata e dunque la sagoma o le sagome di chi ha piazzato l’ordigno sono perfettamente visibili dagli occhi elettronici, resta da capire se l’attentatore o gli attentatori sono stati in grado di muoversi senza lasciare indizi. Nelle ultime settimane sono una quindicina gli anarchici tenuti sotto stretta osservazione dagli investigatori.

Un piccolo gruppo di persone note da anni, ma che con l’innalzamento dell’allerta dovuto alle recenti azioni violente nel nome di Alfredo Cospito, sono tornati a essere osservati speciali. Se ne seguono le frequentazioni, le abitudini, gli incontri, le assemblee o le iniziative politiche che frequentano. "Ma questo ordigno - rivela una fonte investigativa - potrebbe essere stato piazzato da persone che arrivano da fuori città e che qui possono avere intessuto una rete di contatti per pianificare l’attentato. E’ presto per dire di più".