Caso Scieri. Chiesto il rinvio a giudizio dei caporali per la morte del paracadutista

La Procura generale militare di Roma accelera ancora i tempi e ora attende la fissazione dell’udienza preliminare davanti il gup

Emanuele Scieri

Emanuele Scieri

Pisa, 5 giugno  2020 -   La Procura generale militare di Roma, scaduti i venti giorni - si apprende - ha depositato mercoledì la richiesta di rinvio a giudizio per i tre ex caporali indagati per violenza a inferiore mediante omicidio pluriaggravato in concorso. La fissazione dell’udienza preliminare, a questi punti, potrebbe essere alle porte. Anche per la fine del mese di giugno o i primi di luglio. La storia è quella del "giallo" della Gamerra e della morte dell’allievo parà siracusano Emanuele Scieri, 26enne, avvenuta il 13 agosto 1999.

Una morte, secondo la magistratura inquirente militare – l’indagine iniziata nel 2018 negli ultimi mesi ha subito una forte accelerazione – inflitta con crudeltà all’inferiore in grado da Andrea Antico (ancora nell’Esercito) assistito dall’avvocato Massimo Cerbari, Alessandro Panella di Cerveteri, difeso dagli avvocati Marco Meoli e Tiziana Mannoci, e Luigi Zabara di Frosinone, assistito dall’avvocato Andrea Di Giuliomaria. Tutti e tre oggi 41enni. I caporali, tra le ore 22,30 e le 23,45 del 13 agosto - secondo la ricostruzione della procura – incontrarono Scieri che stava per effettuare una chiamata con il suo cellulare poco prima di rientrare negli alloggiamenti; lo fermavano e, qualificandosi come superiori in grado, gli contestavano di aver violato le disposizioni che gli vietavano di utilizzare il telefonino. Da qui la punizione e l’abuso di autorità.

I tre averebbero obbligato l’allievo a flessioni sulle braccia, lo avrebbero percosso con pugni sulla schiena per poi costringerlo all’arrampicata con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia sulla torre di asciugatura dei paracadute: mentre Scieri stava risalendo - secondo gli inquirenti - veniva seguito dal caporale Panella che, appena raggiunto, per fargli perdere la presa, lo percuoteva dall’interno della scala e, mentre il commilitone cercava di poggiare il piede su uno degli anelli di salita, gli sferrava violentemente un colpo al dorso del piede sinistro.

Per lo stress emotivo e fisico, il 26enne cadde al suolo riportando lesioni gravissime. Era sempre vivo. Ma i tre si dettero alla fuga negandogli i soccorsi. Il corpo di Scieri fu trovato, occultato sotto un tavolo, a tre giorni da una "assenza", registrata al contrappello delle 23 del 13 agosto. Com’è stata ricostruita la sequenza dei fatti che potrebbe essere presto al centro di un processo? Qualcuno dopo vent’anni ha parlato di più. L’ha detto lo stesso procuratore generale militare Marco De Paolis al nostro giornale, a poche ore dalla notifica agli indagati della chiusura delle indagini. Sono decine le persone sentite con l’ausilio dei carabinieri. Importante sarebbe stato quanto riferito da due testimoni "chiave" che avrebbero raccontato nei dettagli dell’atteggiamento e delle parole captate dalle voci dei tre caporali, quella sera, agitati e che avrebbero detto di aver esagerato. Il corposo fascicolo contiene anche approfondimenti sul viaggio che condusse Scieri da Scandicci alla Gamerra: sul bus ci sarebbero già stati atti di nonnismo. Le reclute furono costrette ad affrontare il viaggio nella posizione della "sfinge": finestrini chiusi e riscaldamento acceso. Un materiale immenso tra verbali d’interrogatorio, relazioni di consulenti. Ma anche infomative di investigatori. Materiale che la commissione parlamentare d’inchiesta sul caso ha classificato come segreto. Consultabile dai legali. Ma, per ora, inutilizzabile.

Carlo Baroni