I mondiali del Marocco visti da Pisa: "Tanto affetto, questa è la vittoria"

La storia del ristoratore Giovanni Marakesh: emigrato dall’Africa e ora integrato sotto la Torre: "Qui un nuovo nome e una famiglia. Tifiamo Italia, ma grazie al pallone ho riscoperto un’appartenenza"

Giovanni Marakesh, la storia di un ristoratore venuto da lontano

Giovanni Marakesh, la storia di un ristoratore venuto da lontano

Pisa, 9 dicembre 2022 - Il calcio è il nuovo luogo d’orgoglio marocchino, anzi arabo. La vittoria della nazionale africana ai mondiali con la Spagna è il riscatto di chi vive qui, magari perfino da una vita. Storie di chi ha lasciato alla proprie spalle una terra e, in qualche misura, perfino il proprio nome. Giovanni Pisakech si fa chiamare così dal 1990 quando giunse da Marrakech: "Il mio nome? Scriva Giovanni, altrimenti non mi riconoscono". E’ arrivato qui per studiare. Poi i soldi non bastavano e a 19 anni si è messo a lavorare sodo. Oggi gestisce un ristorante, la "Pizzeria trattoria Pisakech" in via Andrea Pisano. Ha sposato Rita, italianissima, e il Omar, il figlio più piccolo, gioca a calcio in città. "Il pallone – confessa – ha fatto riemergere emozioni e un senso di appartenenza che credevo sopito dopo tanti anni lontano dal Marocco".

Il successo con la Spagna è stato, in qualche misura, un riconoscimento che travalica lo sport. "La partita è stata una sofferenza – racconta col sorriso –. L’ho vista con mio figlio, sul divano di casa, con il commento in italiano perché ci piace tanto la telecronaca della Rai". Continua: "Noi facciamo il tifo per l’Italia – dice – e quando gli Azzurri non si sono qualificati ai mondiali siamo rimasti delusi. Questo Marocco, però, ci sta regalando emozioni fantastiche: mai una squadra araba era arrivata tanto lontano". "Ma l’aspetto più bello – aggiunge – l’ho vissuto nel post-partita. Appena il Marocco ha trionfato ai rigori mi sono arrivati tantissimi messaggi e altrettante chiamate da amici e colleghi pisani. Devo dire che questo affetto mi ha travolto e commosso. Guardi, io spero che il Marocco vada avanti nella competizione, ma la mia soddisfazione può dirsi totale già così".

Un cuore a metà fra il luogo d’origine e l’Italia: "La mia famiglia e la mia vita oggi è qui. E quel mondo mi pare lontanissimo. Eppure festeggiare con mio figlio e con tanti amici italiani il Marocco è stato un dono grande che quasi dimenticavo di fare le pizze e aprire il ristorante. Sì, se avessi dato ascolto al cuore, non avrei lavorato per godermi, con la famiglia, un momento tanto felice".