Moglie morta da due anni. Ma lui riscuote la pensione

Sessantaseienne a processo: il caso, dopo tanti rinvii verso la prescrizione

Per il 25enne bengalese la pena dei giudici è stata massima

Per il 25enne bengalese la pena dei giudici è stata massima

Pisa, 12 gennaio 2021 - La moglie è morta nel 2011, ma lui, secondo quanto è stato ricostruito, avrebbe continuato a riscuotere la pensione della donna per due anni. In particolare da ottobre 2011 a settembre 2013. L’uomo ha 66 anni è di origine macedone e risulta residente a Pisa: è difeso d’ufficio dall’avvocato Giovanni Izzi. E’ stato calcolato che il marito avrebbe così preso nel tempo 20mila euro che non gli spettavano. La storia. Il decesso della signora risale a 10 anni fa. Fino al 2013, però, il vedovo avrebbe continuato a riscuotere i soldi. Poi l’Inps se ne accorge. Ed è allora che partono le indagini, coordinate dal pubblico ministero Miriam Pamela Romano ( nella foto di Valtriani ), con tutti i movimenti dei conti correnti che vengono monitorati e messi uno dietro l’altro. Dopo tanti anni, il caso, però, che è slittato più volte, non si è mai aperto il dibattimento, rischia la prescrizione. Nel 2013 con l’iscrizione della notizia di reato parte il lungo percorso nelle aule della Giustizia. L’udienza dal giudice per le indagini preliminari si tiene il 17 giugno del 2019, dove si stabilisce il rinvio a giudizio del 66enne. Lui è accusato dell’articolo 316 ter del codice penale: indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. La prima udienza davanti al giudice monocratico è fissata per l’8 maggio di quell’anno. Ma è solo una di smistamento, la dottoressa Antonella Frizilio rinvia a ieri. Ma anche ieri non si è svolta attività. Viene tutto rimandato al 4 marzo. Si avvicinano i tempi della prescrizione, considerando anche la sospensione per Covid. L’Inps non si è costituita parte civile in questo procedimento. Anni prima, c’era stata una vicenda simile. La zia morta nel 2006. Ma per l’accusa lui, il nipote, avrebbe continuato a prelevare dal conto corrente della donna, sul quale aveva la delega, i 1200 euro mensili per 8 anni, fino a quando l’Inps non ha scoperto che qualcosa non andava. A ottobre del 2018, c’era stata la sentenza di condanna del 63enne, a un anno e 6 mesi per le cifre che riguardavano il periodo aprile 2011-2014. Per gli altri anni, i fatti sono erano andati prescritti. Ma il suo legale, l’avvocato Igor Leonardis, sostituito in alcune udienze dal collega Sandro Orrù, ha poi presentato appello. Antonia Casini