FRANCESCA BIANCHI
Cronaca

«Ogni primo giorno era un dramma». Malvaldi e i ricordi di scuola

Lo scrittore stamani accompagnerà alle elementari il figlio Leonardo

Marco Malvaldi

Pisa, 15 settembre 2015 - «Si va a scuola». Per il piccolo Leonardo – che di cognome fa Malvaldi e che oggi siederà per la prima volta sui banchi di prima elementare – la pronuncia viene spontanea così: con due c. «Non so quanto mio figlio sia emozionato da questo nuovo inizio, quel che è certo è che porterà con sè una quantità industriale di penne e matite: sono la sua passione». La stessa del papà che ieri ha trascorso con lui l’intera giornata abbandonando per un po’ progetti editoriali e testi di chimica. E’ in questo modo che Marco Malvaldi – scrittore, papà (oltre che di Leonardo) della saga del Barlume, e ricercatore – ha voluto ‘traghettare’ il figlio verso la scuola ‘vera’. Con il pensiero a quando la campanella suonava anche per lui.

Ricorda il suo primo giorno di scuola?

«Dico la verità: per me era sofferenza pura tornare in classe. Ricordo bene questo, ogni volta era un dramma. Ho imparato ad amare lo studio solo all’Università».

Che scuole ha frequentato?

«Elementati Cambini. Cambiavo una maestra all’anno ed erano tutte degli ‘avanzi di Risorgimento’. Me ne rammento una che in classe disse che proprio non capiva il perché l’Italia e gli italiani ad un certo punto non avessero più voluto il re... Eravamo nel 1982, non dico altro».

Medie e superiori?

«Medie Toniolo e poi liceo scientifico Ulisse Dini. In realtà mi sarebbe piaciuto iscrivermi ad un istituto alberghiero per fare il cuoco ma in quegli anni non c’era ancora a Pisa, era solo a Massa e rinunciai. Anche l’Iti mi attirava, ma allora l’immagine era quella di una scuola per chi non aveva molta voglia di studiare. Alla fine scelsi lo scientifico e iniziarono i dolori».

Per quale motivo?

«La terribile sezione D. Chi ha fatto il Dini negli anni Novanta – io sono nato nel 1974 – sa di cosa sto parlando. Il quarto anno eravamo 19 in classe e venimmo rimandati a matematica in 14. Sulla mia tesi di laurea in chimica ho scritto, con tanto di nome e cognome della mia prof del liceo, che grazie ai suoi insegnamenti mi era venuta la curiosità di capire cosa fosse veramente la chimica. Non poteva certo essere quella che mi aveva insegnato lei...».

Docenti promossi nessuno?

«Si, certo: l’insegnante di Lettere, la Baldini. All’inizio la detestavo, poi mi ha aperto il cervello. E me ne sono reso conto solo dopo: anche la prof di matematica, la fantomatica Ciampa che tanti ha fatto soffrire, mi ha dato moltissimo. Poca uvetta di qualità in un panettone industriale: questa è stata comunque la mia esperienza con gli insegnanti».

L’Università è stata la svolta?

«Assolutamente. Anche le vere amicizie le ho incontrate lì. Solo per fare un esempio: sono appena tornato dal festival della Letteratura di Mantova e ho dormito proprio da un mio ex compagno di facoltà».

A chi vuole rivolgere oggi il suo in bocca al lupo?

«Ovviamente a Leonardo. Ma anche ai docenti precari finalmente assunti, a coloro che lo saranno in un prossimo futuro e anche a chi si è dovuto tarsferire dal Tavoliere delle Murge a Bolzano. Non si disperino troppo: la stabilizzazione è una gran cosa».