"Maggio'43", da Cascina al Piccolo di Milano

Anteprima nazionale per la nuova produzione della Fondazione Sipario Toscana: in scena Davide Enia

Davide Enia in scena con "Maggio '43"

Davide Enia in scena con "Maggio '43"

Cascina, 29 giugno 2020 – Sbarca al Piccolo di Milano una prima nazionale assai prestigiosa per la Fondazione Sipario Toscana: domani sera andrà infatti in scena nello storico teatro meneghino lo spettacolo “Maggio ’43”, di e con Davide Enia, drammaturgo, attore, regista e romanziere, artista tra i più riconosciuti e premiati del teatro italiano. Le musiche sono di Giulio Barocchieri, palermitano, che dal 2004 è in tournée con Enia, per il quale ha composto le musiche di tutti gli spettacoli. Dopo la vittoria del Premio Eolo Award 2020 con “Mattia e il nonno” (miglior spettacolo italiano per le nuove generazioni), “Maggio ’43”, la nuova coproduzione Fondazione Sipario Toscana-Accademia Perduta Romagna Teatri, debutta al Piccolo Teatro di Milano (dal 30 giugno, Chiostro Nina Vinchi). Lo spettacolo andrà poi in replica a Reggio Emilia (22 luglio, Chiostri di San Pietro-organizzazione Fondazione ITeatri), a Lecce il 25 luglio e al Teatro Argentina di Roma (Teatro Nazionale) il 26 luglio. Cos’è la notte quando tanto arriva sempre l’urlo della sirena d’allarme per i bombardamenti notturni? Cos’è che non ce la faccio più a mangiare sempre pane nero e allora cerco di pescare le anguille? Cos’è strisciare contro i muri per non farsi vedere dalla milizia fascista? Cos’è cercare l’amuchina al mercato nero? Cos’è che mi servono 1800 lire per le medicine e non so come recuperarle? Cos’è vedere il massacro di Palermo il 9 maggio ’43 e camminarci dentro e non ci sono più le case e nemmeno le strade e non si vede niente che c’è polvere e fumo dappertutto ma comunque quello che vedi nemmanco si riconosce? Il lavoro trae linfa da una serie di interviste a persone che subirono a Palermo il bombardamento del ’43 e ne uscirono miracolosamente illese. Dalla loro narrazione e dai frammenti di memoria raccolti inizia l’elaborazione drammaturgica, che scompone e intreccia e rielabora queste testimonianze, per poi incastonarle in un’unica storia. Erano tempi cupi, in cui necessario era ingegnarsi per riuscire a sopravvivere. Erano tempi atroci, in cui la morte cadeva inattesa dall’alto o dal basso dei mercati neri, che stritolavano con prezzi schizzati alle stelle. Erano tempi malati e bugiardi, tempi cinici e bari. Assomigliano ad oggi.