REDAZIONE PISA

L’ultima Perpetua è la "Giuse" di Porta a Lucca Cognata del parroco, si occupa della canonica

Categoria ormai in estinzione. Spesso parenti del sacerdote, erano rinomate anche per le ottime capacità ai fornelli

Nei Promessi Sposi era la "serva affezionata e fedele, che sapeva ubbidire e comandare, secondo l’occasione", sempre presente accanto al curato, don Abbondio, la Perpetua è una figura ormai letteraria a tutti gli effetti. Perché di perpetue non ne esistono più. L’ultima, a Pisa, è "la Giuse", una donna di 81 anni originaria di Santa Croce, da tutti amata e conosciuta a Porta a Lucca. "La Giuse" si prende cura di don Carlo Campinotti (nella foto), parroco di Santo Stefano fuori le Mura, del quale aveva sposato il fratello poi deceduto.

Una perpetua a tutti gli effetti è la Giuse che, ogni giorno, si occupa di cucinare per don Carlo e, vista l’età, si fa aiutare per le altre faccende domestiche. Come avveniva una volta, quando le perpetue di solito erano le sorelle o le mamme dei parroci, così anche "la Giuse" è legata a don Carlo, perché ne sposò il fratello. Al servizio della comunità e del parroco, insomma, che viene così sollevato dalle incombenze pratiche della vita quotidiana e può dedicarsi alla cura delle anime e della parrocchia. La Giuse vive con don Carlo dal 1999, quando, racconta, "a Pontedera gli davo una mano per accudire la madre anziana. Quando è stato trasferito a Pisa, l’ho seguito".

Della Giuse di Porta a Lucca in tanti conservano un ricordo che si dipana negli anni a ritroso: sempre con don Carlo, da quando arrivò a Pisa da Pontedera, ottimi i suoi pranzi – come per ogni perpetua che si rispetti – e gradevole la sua presenza anche nei campi estivi a Sommocolonia. Figure meravigliose e poetiche sono quelle delle perpetue, ormai in estinzione, ricordano alcuni parroci pisani. Spesso, quando non erano parenti dei parroci, erano donne devote che si mettevano al loro servizio in cambio di vitto e alloggio nella loro abitazione. Oggi, invece, chiunque lavori per la parrocchia deve avere un contratto regolare e così la perpetua è stata sostituita da varie figure. Un tempo, le perpetue accompagnavano il prete fino alla morte. "L’ultima che ho conosciuto – rammenta don Francesco Bachi, rettore del Seminario Arcivescovile e parroco di Santa Caterina – era la Zita, una figura straordinaria, una santa donna, vedova di guerra, donna di preghiera e di fede".

Eleonora Mancini