L’accusa: ribadire le condanne per i “nonni“ Panella e Zabara

Il sostituto procuratore chiede conferma condanne per omicidio ex caporali Folgore. Modificata pena, attesa decisione corte d'appello. Famiglia Scieri e difese presenti udienza a Firenze.

L’accusa: ribadire le condanne per i “nonni“ Panella e Zabara

L’allievo parà Emanuele Scieri, trovato morto nella caserma Gamerra il 16 agosto del 1999. Il decesso è collocato tre giorni prima

FIRENZE

Il sostituto procuratore generale Sergio Affronte ha chiesto la conferma delle due condanne per omicidio in concorso inflitte in primi grado dal tribunale di Pisa nei confronti degli ex caporali della Folgore Alessandro Panella e Luigi Zabara, ex commilitoni dell’allievo paracadutista Emanuele Scieri, trovato morto a 26 anni nella caserma Gamerra di Pisa e ai piedi di una torre di prosciugamento dei paracadute il 16 agosto 1999.

L’accusa ha soltanto modificato il calcolo della pena inflitta ai due imputati, “alleggerendola“ di due anni rispetto al verdetto di primo grado. Dunque, una richiesta di 24 anni (invece dei 26 del precedente giudizio) per Panella e 16, anziché 18, per Zabara. La corte d’assise d’appello deciderà con ogni probabilità nella prossima udienza, fissata per il 13 novembre.

Alle conclusioni del sostituto procuratore generale Affronte hanno aderito i legali della parte civile in rappresentanza della famiglia Scieri. Ma nell’udienza di ieri, tenutasi nell’aula 32 del palazzo di giustizia di Firenze, hanno preso la parola anche le difese, che nella precedente udienza avevano chiesto l’acquisizione della sentenza di assoluzione per un terzo imputato, l’ex caporale Andrea Antico nei confronti del quale resta in piedi soltanto un procedimento civile.

La morte del siracusano Scieri – hanno deciso i giudici pisani all’esito di un lungo processo – fu un omicidio, condannando quelli ritenuti esserne stati i responsabili. Gli imputati, i “nonni”, – secondo l’accusa – lo avrebbero picchiato anche dopo che lui aveva cercato una disperata fuga sulla torretta di asciugatura dei paracadute il 13 agosto, facendolo poi precipitare e morire, e nascondendo il corpo, appunto, sotto a un tavolo.

Il tutto, secondo il primo processo, al culmine di una discussione, forse iniziata per l’utilizzo della recluta del cellulare, e poi degenerata.

ste.bro.