REDAZIONE PISA

La scalata da Everest di Sirio Calvetti

Per 15 volte consecutive sale sul Monte Serra. Così raggiunge la quota. del monte più alto del mondo

Una sfida epica lunga 8.848 metri. Quante volte avete sognato di scalare il Monte Everest, la montagna più alta del mondo? Da oggi però, la più grande delle sfide dell’uomo può essere affrontata appena fuori la porta di casa. Un pisano c’è riuscito, scegliendo di scalare il Monte Serra. Facciamo però un passo indietro. Tutto nasce dal 1994, quando George Mallory, nipote del famoso alpinista britannico, scalò per 10 volte di fila il Mount Donna Bouang, raggiungendo un dislivello pari all’altezza dell’Everest. Da qui nasce l’Everesting, in cui è necessario accumulare 8848 metri su qualsiasi ascesa di qualsaiasi picco o montagna del mondo, in un solo tentativo. Molti si sono cimentati in questa impresa, tra cui anche Alberto Contador che nel 2020 ha realizzato il nuovo record in 7 ore 27 minuti e 20 secondi di scalata.

A Pisa l’eroe si chiama Sirio Calvetti, atleta della squadra amatoriale di ciclismo "Bike Band" che ha deciso di tentare una delle sfide più difficili presenti nel mondo delle 2 ruote. Calvetti ha scelto la salita del Monte Serra (coadiuvato dall’amico Cosimo Rivela Mimmo), partendo da Calci e arrivando fino al ristorante "I Cristalli". Percorrendo il tratto per ben 15 volte, mantenendo una media di circa 50 minuti ad ascesa, e svolgendo anche le discese, Calvetti ha dovuto affrontare una sfida complessa a livello fisico e mentale. Dopo oltre 20 ore passate in sella lo scalatore è riuscito a farcela. "La soddisfazione di esserci riusciti è enorme - dichiara il ciclista amatoriale e scalatore Sirio Calvetti -, La bici ti da una straordinaria sensazione di libertà e di evasione dallo stress quotidiano, sia se fai cose più difficili e sia in semplici uscite". L’impresa è stata messa a punto con grande solerzia: "A Calci avevo il campo base - racconta Calvetti -, dove mi alimentavo e facevo brevi pause. Durante le risalite sono sempre stato in compagnia dei miei compagni di bici abituali che si sono alternati e che sono stati fondamentali per non mollare, specialmente nella notte quando oltre che con la stanchezza fisica avevo a che fare anche con un forte vento".

Michele Bufalino