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La Corte dei Conti. E le spese di Barone. Condannato ex rettore: "Ricorrerò in appello"

Sotto la lente pranzi, cene e giustificativi delle missioni effettuate. Il professore: "Ho documentato tutto, non mi sono mai profittato". .

La Corte dei Conti. E le spese di Barone. Condannato ex rettore: "Ricorrerò in appello"

di Carlo Baroni

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"Dolo". E’ questa la parola che a Vincenzo Barone, ex rettore della Normale di Pisa non va giù. "Farò appello, mi batterò fino in fondo perché io non voglio passare come un imbroglione quando non lo sono", dice dopo aver letto la sentenza della Corte dei Conti che l’ha condannato al risarcimento del danno di 15.509,15 euro in favore della Normale. Gli stessi giudici hanno condannato la responsabile dell’area bilancio e amministrazione della Scuola Normale, in via sussidiaria al risarcimento del danno di 5.523,62, euro sempre in favore della Scuola. A finire sotto la lente della Procura le spese di rappresentanza del rettore nel periodo dal 19 settembre 2016 al 16 gennaio 2019. In particolare pranzi e cene, ritenute dall’accusa estranee allo svolgimento di attività di promozione istituzionale.

Inoltre la Procura ha ritenuto "prive di documentazione idonea ad illustrarne la motivazione istituzionale" una serie di spese per missioni mancando nelle carte " il collegamento tra la missione e l’incontro istituzionale che avrebbe richiesto la presenza del direttore della Scuola". Alla dipendente la Procura ha contestato, invece, che in qualità di responsabile dell’area bilancio e amministrazione non "ha adeguatamente verificato, prima di procedere al pagamento delle spese contestate, la correttezza e completezza della documentazione presentata". La corte, accogliendo l’impostazione della Procura, rileva come Barone "nel rendicontare le spese sostenute con la carta di credito, avrebbe dovuto esplicitare espressamente, non solo i soggetti partecipanti, ma anche le circostanze che collegavano l’incontro conviviale con le esigenze di rappresentanza esterna della Scuola". Invece con riferimento alle spese per le missioni, la corte scrive: "occorre rimarcare come il fatto, riferito dalla difesa, che le missioni del direttore, in quanto organo di vertice della Scuola, non richiedessero la preventiva autorizzazione da parte di altri soggetti, non faccia, tuttavia, venir meno la necessità che tali missioni fossero collegate all’esistenza di un incontro o evento istituzionale per il quale era richiesta la partecipazione del professor Barone e che lo stesso aveva l’obbligo di indicare e specificamente documentare".

"Tutta la documentazione in mio possesso l’ho prodotta – spiega Barone –. Compreso scambi di mail relativi agli incontri e articoli di giornale che rendicontano quelle missioni e danno conto della mia presenza. Missioni a Firenze, Roma, Napoli, l’Aquila. Non sono cosa altro produrre. Ero il rettore della Normale, e si parla di missioni a Firenze, appunto, per incontri con la Regione, a Roma o a Napoli per la scuola del Meridione. Non hanno trovato spese di shopping o viaggetti all’estero. Altrimenti cosa sarei andato a fare a l’Aquila? Mi chiedo, a questo punto, se sanno cosa fa un rettore". "Sono uno scienziato, non posso e non voglio che la mia carriera venga macchiata da questa assurda vicenda, perché io non ho profittato di alcunché – aggiunge –. Secondo loro avrei rischiato di rovinarmi la reputazione per 15mila euro in tre anni?". "Ma le dirò di più – conclude – .Tutta questa storia assurda è partita da una lettera anonima sei mesi dopo che non ero più rettore. Guardi avrei lasciato perdere, pagando anche, se la contestazione non avesse parlato di dolo. Quello no. Non potrò accettarlo. Mai".