REDAZIONE PISA

La cattiva postura a lavoro?. Adesso si corregge con l’intelligenza artificiale

Università, un innovativo sistema di monitoraggio

La cattiva postura a lavoro?. Adesso si corregge con l’intelligenza artificiale

Cattiva postura sul lavoro? Ora si può corregge con l’intelligenza artificiale. Tutto grazie al nuovo ed innovativo sistema sperimentato e ideato dall’Università di Pisa, in grado di correggere in tempo reale le cattive posture che si assumono a lavoro, il tutto via smartwatch. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista "Computers in Industry". "L’affaticamento e la ripetitività di svariate mansioni lavorative — ha spiegato nel dettaglio Francesco Pistolesi, ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria dell’informazione e coordinatore del progetto — portano spesso gli operatori ad assumere posture incongrue perché magari sono momentaneamente percepite come comode. Questo però, a medio e lungo termine, provoca uno stress dell’apparato muscolo-scheletrico; le statistiche ci dicono che, in tutto il mondo, oltre un lavoratore su quattro soffre di mal di schiena, con conseguenti sofferenze e perdita di oltre 264 milioni di giorni lavorativi ogni anno". Il dispositivo dell’Ateneo pisano è stato testato coinvolgendo operatori durante l’esecuzione di varie mansioni standardizzate (avvitatura, saldatura e assemblaggio). Il sistema è costituito da un’unità basata su intelligenza artificiale che riceve continuativamente dati da uno smartwatch e un sensore che usa impulsi laser per misurare distanze e creare mappe dell’ambiente.

L’intelligenza artificiale ha identificato le posture con una precisione media superiore al 98%, rilevando inoltre gli scostamenti dalle posizioni degli arti raccomandate dagli standard intenzionali.

"Il nuovo paradigma - continua Pistolesi -, dell’Industria 5.0 usa l’intelligenza artificiale (AI) mettendo al centro l’essere umano. La tecnologia non ci sostituisce, ma ci aiuta. Si tratta in altre parole di pensare a dispositivi, come quello che abbiamo ideato, che mettano in primo piano il benessere e diritti di lavoratrici e lavoratori, in particolare la privacy. I dati registrati dal nostro sistema, anche se trafugati, non possono ricondurre ad alcuna informazione che violi la riservatezza dei dipendenti di un’azienda". Assieme a Francesco Pistolesi, hanno collaborato alla ricerca Michele Baldassini e Beatrice Lazzerini.