
Il capo della Mobile Rita Sverdigliozzi con il sostituto commissario Sandra Orsini e gli agenti
Pisa, 14 novembre 2018 - L’ha adescata alla stazione dei treni di Pisa, dopo averla vista camminare da sola al buio, senza una meta e con lo sguardo triste. All’inizio ha conquistato la sua fiducia offrendole aiuto, poi ha mostrato la sua vera faccia: quella del violentatore che l’avrebbe abusata per settimane dopo averla drogata, riempita di botte e tenuta segregata in casa. Gettata come una bambola sul materasso buttato sul pavimento tra i rifiuti dove l’avrebbe seviziata almeno una volta al giorno. È una storia terribile quella che si è consumata in un appartamento occupato di Cisanello. Una storia che ricorda, per certi versi, le recenti tragedie nazionali finite nel sangue. Protagonista: una 29enne moldava, arrivata in Italia come badante e poi caduta in disgrazia con la morte della signora di cui si prendeva cura. La giovane si è salvata dal proprio aguzzino – un 54enne macedone, arrestato per sequestro di persona e violenza sessuale in tempi record dalla squadra Mobile di Pisa nonostante la sua dichiarazione d’innocenza – dopo esser riuscita a chiedere aiuto via WhatsApp all’ex fidanzato, inviandogli le foto del suo volto tumefatto. La polizia ha fatto il resto, localizzando l’utenza cellulare prima nell’abitazione poi alla stazione centrale dove il carnefice si era fatto accompagnare dalla sua vittima per andare a riscuotere dei soldi.
«I nostri agenti hanno trovato la donna in stato catatonico e in precarie condizioni di salute. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e la faccia piena di lividi – spiega la dottoressa Rita Sverdigliozzi, capo della Mobile –. Il macedone la teneva stretta sotto braccio controllandola passo dopo passo. Avvicinarla e convincerla a parlare non è stato semplice. Terrorizzata al principio ha provato a giustificare l’occhio nero con una caduta accidentale. Soltanto una volta al sicuro nei nostri uffici, si è liberata raccontando con dettagli agghiaccianti l’incubo vissuto nelle due ultime settimane, partendo dal momento in cui il 54enne l’aveva caricata contro la sua volontà su un taxi fino al sequestro, durante il quale era stata anche minacciata di morte». Col sopralluogo nella casa degli orrori la scoperta della presenza di una terza persona: un trentenne marocchino, anch’esso senza fissa dimora e irregolare, anch’esso indagato, ma a piede libero, per il reato di sequestro in concorso. Secondo la testimonianza della giovane, infatti, quest’ultimo avrebbe contribuito alla sua prigionia impedendole di allontanarsi.
Elisa Capobianco