Morte di Francesco Pantaleo: il dolore dei coinquilini e una tragedia senza risposte

I genitori del ragazzo si tratterranno fino all’autopsia

Francesco Pantaleo e il luogo del ritrovamento

Francesco Pantaleo e il luogo del ritrovamento

Pisa, 1 agosto 2021 - Sono ore di attesa e di domande ancora senza risposte quelle dei genitori di Francesco Pantaleo. Il babbo Tonino non risponde più al telefono e respinge con ferma cortesia i tentativi dei giornalisti: "Non abbiamo niente da dire".

Dopo giorni di speranza e appelli, venerdì pomeriggio il mondo è crollato addosso a questi due genitori giunti a Pisa da Marsala, per trovare il loro figlio sparito da una settimana. E la prova del Dna ha dato la conferma più terribile: quei resti carbonizzati trovati domenica sera in un campo tra Orzignano e San Martino Ulmiano sono di Francesco. Morto ancora senza un perché. La conferma arriva dalle comparazioni genetiche effettuate dal laboratorio genetico-forense della dottoressa Isabella Spinetti che ha messo a confronta il Dna materno con quello prelevato sui resti del corpo carbonizzato nella campagna pisana.

"Mio figlio Francesco - aveva scritto sabato con un post pubblico sulla sua pagina Facebook babbo Tonino - non è più con noi, adesso è tra gli angeli grazie a tutti quelli che mi sono stati vicino". È il messaggio della resa, l’inizio di un calvario ancora più grande. Restano il senso di vuoto e i tanti interrogativi ai quali gli investigatori dovranno dare una risposta.

Le indagini vanno avanti, incrociando le poche informazioni che quel terreno ha dato in questi giorni. Gli inquirenti mantengono il massimo riserbo. E tacciono anche i due coinquilini di Francesco. "Abbiamo deciso - risponde Stefano Capecchi al cellulare - di non rilasciare dichiarazioni. Aspettiamo di conoscere l’esito del lavoro della magistratura".

È il silenzio che circonda questo giallo, l’angoscia più grande. Del resto fino a poco più di 24 ore fa la speranza di trovare Francesco aveva alimentato le giornate. Venerdì fino al pomeriggio inoltrato la macchina dei soccorsi aveva operato a 360 gradi: le squadre di terra di vigili del fuoco e volontari hanno perlustrato l’asta dell’Arno, concentrando le ricerche dei sommozzatori alla foce del fiume.

E l’assenza di indizi aveva dato la forza di continuare a sperare. Invece Francesco era già morto. Carbonizzato in un campo a circa 5 chilometri da casa sua. Lo ha stabilito il dna. Ora l’autopsia dovrà spiegare che cosa è accaduto. Dare risposte a una famiglia disperata. Provare a mettere un punto fermo in questo giallo ancora pieno di misteri. Il vicesindaco di Pisa, Raffaella Bonsangue, e il sindaco di San Giuliano Terme, Sergio Di Maio, hanno espresso a nome delle comunità che rappresentano il cordoglio alla famiglia dello studente

" Ringrazio – ha detto Di Maio – tutte le persone che hanno lavorato per portare a termine questa indagine e a cui, nei limiti delle nostre possibilità, abbiamo fornito supporto". E Marco Avvenuti, presidente del corso di laurea in Ingegneria informatica, al quale Francesco era iscritto, ha detto di non conoscerlo personalmente: "Non ricordo di averlo mai incontrato - spiega – e non ero a conoscenza di eventuali sue problematiche a livello accademico, ma abbiamo più di 800 iscritti ed è impossibile ricordarsi di tutti. Provo profondo dolore per questa immensa tragedia".

Gab. Mas.