MARIO FERRARI
Cronaca

"Il mio Passaggio in India"

Il fotografo Ivo Demi, tra i fondatori del circolo Photoclub 5 di Pisa, racconta i suoi viaggi e reportage

"Il mio Passaggio in India"

Dei tanti volti dell’India, quello immortalato nei decenni da Ivo Demi, fotografo livornese tra i cinque fondatori del Circolo Photoclub 5 di Pisa, è uno dei più affascinanti Ritratti, scene di vita quotidiana e inusuali: le foto di Ivo Demi hanno fatto il giro del mondo, vincendo molti premi e venendo pubblicate anche in libri internazionali.

Quante volte è stato in India? "Più di cinquanta, ormai ho perso il conto. La prima volta che ci sono andato era il 1972, l’ultima il mese scorso".

Cosa l’ha attratta di quei luoghi?

"La vita. Guardavo i miei colleghi del circolo fotografico che facevano centinaia di foto a Piazza del Duomo. La piazza è molto bella, ma dopo che l’hai fotografata rimane sempre uguale, io volevo vedere un po’ di vita, movimento, un’atmosfera diversa dalla nostra e l’India dell’epoca aveva un fascino incredibile".

Cosa fece la prima volta in India?

"Il giro turistico del Rajasthan, che all’epoca era un bellissimo posto e si vedevano cose eccezionali. In questa visita feci un ritratto di una donna indiana e un bimbo che portava dei pesci in strada: la foto vinse il cinquantenario dell’Onu e divenne nota in tutto il mondo. Spinto anche da questa opportunità tornai più volte in India, ma col passare degli anni tutto è cambiato e l’unico luogo che è rimasto tale è Calcutta, che è diventata la mia meta fissa".

Come mai Calcutta?

"Calcutta è l’unica città che ha scansato il progresso. È un luogo vitale, pieno di persone che si arrangiano con poco. A Calcutta puoi trovare cose che non ti immagini e che ho scoperto addirittura quest’anno come una baraccopoli che è tagliata a metà da una ferrovia. A due metri dalle rotaie ci sono capanne abitate da centinaia di persone la cui vita si svolge sui binari, interrompendosi momentaneamente quando passa il treno per poi ripartire come niente fosse. A Calcutta vedo l’India, a Delhi no. E questo purtroppo durerà ancora per pochi anni perché pure Calcutta sta cambiando".

Dove ha avvertito maggiormente il segno del tempo?

" Nelle feste come la Khumb mela o la fiera dei cammelli di Pushkar che ho visto trasformare col passare degli anni. Quarant’anni fa ho fotografato la gradinata di uno stadio durante una celebrazione: era pieno di donne vestite col sari e uomini col turbante. Ho rifatto la stessa foto di recente e in quella tribuna non c’erano più né sari, né turbanti né indiani. Erano tutti turisti. L’India oggi rispetto a tanti anni fa è irriconoscibile.

Cosa è cambiato?

"Secondo me l’avvento delle automobili. Adesso l’aspirazione di tutti, in India come nel resto del mondo è possedere sempre di più: in India chi ha la macchina si sente arrivato. Per le strade non cammini più, ci sono solo ruote e doppi sensi di circolazione dove tutti fanno quello che vogliono. Questo ha cambiato la mentalità degli indiani e il loro stile di vita, perdendo molta della loro semplicità.

Nonostante il tempo che passa, lei però ha sempre fotografato l’India e i suoi cambiamenti. Cosa la spinge a fotografare?

"La fotografia per me è fare un’immagine che mi piace, ci vedo sempre qualcosa di personale: ogni volta che guardo una foto ricordo con chi l’ho fatta, dove, quando, cosa mi ha spinto a farla e cosa mi è piaciuto di quell’immagine da volerla immortalare. È il concetto di fotografia, e per me non si può spiegare".