Il medico Marzia Corini non uccise il fratello

Colpo di scena nel caso dell’avvocato morto, assolta la sorella: "È innocente". In primo grado era stata condannata a 15 anni di reclusione

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Colpo di scena, alle 5 della sera, in Corte di assise in appello a Genova nella ricostruzione del caso Corini. L’avvocato dei vip Marco Valerio Corini era morto il 25 settembre 2015, lo stesso giorno in cui aveva programmato un incontro nella sua casa di Ameglia col notaio, per precisare le sue volontà sul testamento. Non fu un decesso indotto da un’overdose di sedativo, le volontà testamentarie del legale non furono pilotate per mettere al sicuro il tesoro altrimenti destinato in gran parte alla giovanissima fidanzata che avrebbe potuto sposare. Secondo la procura, invece, la morte di Marco, malato terminale di cancro, era stata indotta da un’overdose di Midazolam, un sedativo iniettato all’uomo dalla sorella Marzia che lavorava nella Rianimazione dell’ospedale Cisanello di Pisa.

Il medico ha sempre sostenuto che fu per alleviare le sofferenze a fronte della morte imminente del fratello e nel rispetto dei protocolli sanitari. Per il pubblico ministero Luca Monteverde, all’esito dell’inchiesta dei carabinieri, quell’atto fu finalizzato a impossessarsi di un milione dell’eredità dalla quale sarebbe stata altrimenti estromessa.

La sentenza di secondo grado è arrivata di conseguenza facendo piazza pulita delle condanne inflitte dalla Corte di Assise della Spezia il 17 maggio del 2021, dissolvendo le ombre che si erano allungate – per sei lunghi anni –su Marzia e sull’ex di studio del legale, l’avvocato Giuliana Feliciani. La prima, medico rianimatore e anestesista, condannata in primo grado a 15 anni di reclusione è stata assolta dall’accusa più grave di omicidio volontario del fratello e dal reato di furto semplice - in mancaza di querela - per il ’prelievo’ del sedativo nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Cisanello di Pisa (dove lavorava prima di dedicarsi alle cure nei teatri di guerra); è restata in piedi solo un’accusa legata a questioni di forma: la falsificazione bis del testamento nullo perché scritto da lei su dettatura di lui. Pena inflitta: 5 mesi di reclusione, col beneficio della condizionale.

"Sono infinitamente contenta perché è stata fatta giustizia. Marzia Corini è stata riconosciuta innocente perché è innocente. Meritava questa assoluzione", il commento dell’avvocato del foro pisano Anna Francini, ex difensore di Marzia.

"Marzia non meritava nemmeno di essere destinataria di un processo - ha detto ancora il legale - e comunque doveva essere assolta in primo grado. È stata riconosciuta innocente perché è innocente ma finalmente, anche se dopo tanto tempo, è stata fatta giustizia".