REDAZIONE PISA

Il green pass è servito: prima prova superata

Clienti pronti per provare la novità del ’certificato verde’. I ristoratori: "Tutto calmo per ora, ma ci sono delle questioni da chiarire"

Il primo giorno del pass “per la libertà“ si è concluso. I ristoratori pisani hanno sperimentato ieri le modalità di verifica del ’certificato verde’ senza riscontrare problemi. "Tutti i clienti erano preparati, quasi ansiosi di provare ad usare il Green pass – afferma Simone Frendo, dipendente dell’Osteria Sant’Omobono". Ma questo inizio così calmo potrebbe essere il preludio di una tempesta? La prima questione scottante è relativa ai dati personali dei clienti e alla privacy. Tramite l’App ufficiale del ministero della salute, ’Verifica C19’, i titolari dei ristoranti o i dipendenti (con delega del datore di lavoro) hanno l’obbligo di verificare il Green pass di ogni avventore che voglia consumare all’interno del locale. E qui arriva il primo nodo da sciogliere: i ristoratori sono obbligati anche a visionare un documento di riconoscimento? Secondo quanto è previsto dal Dpcm dello scorso 17 luglio "i verificatori possono richiedere l’esibizione di un documento di riconoscimento per accertare l’identità personale dell’intestatario del Green pass". Allo stato delle cose, quindi, è ragionevole ritenere tale ulteriore verifica come un’eventualità e non come un obbligo? Tuttavia, nel caso in cui l’autorità di controllo accerti una discrasia tra il green pass e l’identità del soggetto che sta consumando all’interno di un ristorante, è prevista una salatissima sanzione pecunaria sia a carico dell’esercente sia dell’utente. Oltre a questo, in caso di ripetuta violazione della norma in giorni diversi, alla terza volta l’esercizio potrebbe essere chiuso da uno fino a dieci giorni. "Quella dei dati personali e della privacy è una questione molto delicata – afferma la presidente di ConfRistoranti Confcommercio Pisa e titolare del ristorante ’La Pergoletta’, Daniela Petraglia –. Anche se l’introduzione dell’obbligo del Green pass sarà utile per invogliare i cittadini a vaccinarsi, bisogna tener conto che per noi imprenditori questo compito di controllo rappresenta un onere in più e una grossa forzatura". Un altro aspetto da chiarire è quello dei figli dei ristoratori e ristoratrici: "Ci sono molte mamme imprenditrici – spiega Petraglia – che come me hanno figli piccoli ancora non vaccinati. Mio figlio di 12 anni si vaccinerà il 20 agosto, ma fino a quel momento potrà continuare a mangiare nel ristorante di famiglia? Per lui ’La pergoletta’ è una seconda casa. Penso a tutte famiglie che non hanno un aiuto esterno e che devono, per forza di cose, portare i figli a mangiare sul posto di lavoro. Chiediamo, quindi, che questa situazione venga regolata" Il responsabile pubblici esercizi Fiepet Confesercenti e titolare di ’Anita Osteria’, Federico Benacquista è soddisfatto di questa prima giornata conclusasi con successo, ma ha qualche dubbio sul futuro: "I nostri ospiti si sono presentati muniti di Green pass (sia in versione digitale che cartacea). L’unica nota negativa è stata il tempo. Dopo quindici giorni di sole, con il Green pass è arrivato anche il tempo instabile – afferma scherzoso Benacquista–. Non è ancora chiaro in che modo dovremmo comportarci in caso di pioggia improvvisa con i clienti che siedono all’esterno senza il pass".

La preoccupazione dei ristoratori va soprattutto alla stagione invernale. "La paura è quella di veder diminuire la clientela con l’arrivo dell’inverno. Ma questo si vedrà con il tempo – evidenzia Diego Riccomi, proprietario del ristorante pizzeria ’La Tana’ –". "Di richiudere non se ne parla – afferma Vittoria Tronfi, del ristorante ’La botteghina di Vittoria’–. Sono favorevole al Green pass, strumento di prevenzione, che ci permetterà di restare aperti anche nella prossima stagione. Al contempo, devo dire che per lavorare con serenità serve più chiarezza su questioni fondamentali come la privacy dei clienti e le responsabilità dei titolari in merito".

Ilaria Vallerini