
di Carlo Baroni
PONSACCO
"Una nuova autopsia e un’analisi accurata del cellulare che noi non abbiamo più saputo dove si trovi". L’apparecchio è importante, documentò gli ultimi momenti convulsi, gli istanti precedenti una fine tragica forse legata ad un gioco che aveva come posta la vita. Sono questi gli accertamenti che Carmine Cipolletti attende per fare luce su quello che è successo a Varsavia la notte in cui suo figlio Salvatore perse la vita cadendo dal settimo piano di un palazzo nel quale si trovava in vacanza insieme ad alcuni amici. Aveva solo 25 anni, Salvatore. Il gip di Roma ha accolto l’opposizione all’archiviazione (fascicolo a carico di ignoti) – presentata dall’avvocato Andrea Di Giuliomaria – e ha disposto numerose e nuove indagini anche attraverso rogatoria internazionale. Sono passati mesi e la famiglia aspetta risposte. La tragedia si consumò il 9 marzo del 2019. Tra qualche settimana saranno quattro anni. E Carmine e Mary, i genitori del ragazzo, da allora, non si danno pace.
Signor Carmine, a che punto siamo arrivati?
"Speriamo che il 2023 ci porti una verità. Ancora non sappiamo niente; tra gli accertamenti disposti c’era anche quello di una nuova autopsia che noi crediamo indispensabile a dissipare dubbi. E’ stato detto, nella ricostruzione degli inquirenti polacchi, che Salvatore aveva bevuto molto quel giorno, che aveva assunto droghe. Ma alcol non è emerso dagli accertamenti medico legali. Solo tracce di marijuana. Per uno spinello non ci si butta dal balcone. Fu anche riferito che sarebbe stato visto assumere qualcosa da una cartina argentata. Tutte circostanze senza conferma".
Allora cos’è successo?
"Questo è ciò che vogliamo sapere".
Il cellulare lo ritenete importante...Lei l’ha sempre detto.
"Ovvio. Oggi in tutte le cose che succedono, la prima cosa che le forze dell’ordine sequestrano è il cellulare, si vanno subito a cercare lì indizi ed elementi: le ultime chiamate, i messaggi, i contatti, le navigazioni. Del cellulare di mio figlio non si sa nulla. Nelle carte dell’inchiesta io non ne ho trovato traccia. Si parla del suo computer, che io stesso ho portato agli inquirenti, degli accessi Internet che aveva fatto, della navigazione in quello che viene definito il dark web. Ma non si parla del telefonino che spero venga analizzato".
Che Salvatore utilizzò fino alla fine, giusto?
"Mandò messaggi fino a pochi istanti prima di morire, scrisse alla sua amica e collega di fabbrica in Italia. Scrisse messaggi che meritano di essere analizzati e contestualizzati. Tutta l’attività dell’apparecchio in Polonia, secondo noi, è meritevole di approfondimenti".
Voi avete chiesto la riesumazione del corpo di Salvatore: siete convinti che possa raccontare molto?
"Sì, ne siamo convinti. Le ridico oggi una cosa che ho già detto. Quando io e mia moglie siamo andati a fare il riconoscimento, il corpo di Salvatore non era quello di uno che è caduto dal settimo piano: era perfetto, il volto intatto, dal naso usciva solo un sottile filo di sangue. Era impossibile credere che fosse venuto giù da un’altezza del genere".