CARLO BARONI
Cronaca

Il fitto del bosco, il casolare degli orrori E quei poveri resti avvolti nel cellophane

Il corpo era adagiato supino, in un angolo del rudere. Mutilato dagli animali, senza scarpe, ma con gli abiti del giorno della scomparsa

di Carlo Baroni

ORENTANO

Un fagotto avvolto nel cellophane. Rosicchiato dagli animali che nelle settimane si sono succeduti a nutrirsi di quella carne abbandonata: il volto è irriconoscibile, del corpo mancano molte parti anatomiche. L’involucro che conteneva l’ultimo mistero del giallo di Corte Nardi era in un angolo del casolare, circondato da sporcizia, resti di bivacchi, di vite al limite, sacchi neri pieni di rifiuti. Ma anche di potenziali indizi che ora saranno passati al setaccio dagli inquirenti. Khrystyna aveva ancora i jeans e una maglioncino leggero che il giorno della morte era color azzurro. Non indossava le scarpe. Un cadavere molto provato. Ma che ora potrà parlare e raccontare molto. Potrà dire, in particolare, com’è stata uccisa. Fin qui l’ipotesi investigativa – in assenza del corpo – era quella di colpi di arma da fuoco: Francesco Lupino le avrebbe sparato la sera, quando entrò nella villetta (di cui aveva le chiavi) dopo aver cercato invano di parlarci la mattina. La scientifica trovò evidenti tracce di sostanze ematiche su una parete e nel corridoio, tracce biologiche riconducibili al Dna della Novak proprio nei punti dove gli inquirenti hanno evidenziato i tentativi di cancellatura.

Che Lupino avesse la passione per le armi è cosa nota. Lo stesso Airam, dopo l’arresto del tatuatore, aveva raccontato in Tv: "sapevo che è un persona pericolosa: alla prima litigata mi aveva messo la pistola davanti. Gli ho dato cinque mesi per andare via ed ha iniziato a fare il piano diabolico per incastrarmi". Già, Airam era stato convinto dalla Novak a chiudere ogni rapporto con quell’uomo. E lui si sarebbe vendicato così: mandando il 41enne in carcere e la sua fidanzata all’altro mondo. Durante la perquisizione la mattina dell’arresto gli agenti hanno trovato un’altra pistola in casa di Lupino. Non quella da cui si separava mai. La Tanfoglio Limited. Ora sarà il corpo della ragazza a raccontare agli inquirenti – indagine coordinata dal pubblico ministero Egidio Celano – com’è morta. Se davvero anche su di lei aveva fatto fuoco la pistola a cui Lupino teneva di più.

Quella stessa che avrebbe usato mesi prima per uccidere il cane di Airam: riesumata la carcassa dell’animale è stata estratta un’ogiva che ha mostrato campatibilità con un frammento metallico recuperato nella scalfittura del mura della villetta, in prossimità del punto dove sarebbe stato aperto il fuoco sulla ragazza. Ora, è stato spiegato dagli inquirenti, la parola passa di nuovo agli accertamenti tecnico scientifici dai quali emergerà se davvero la pistola trovata nel fiume è quella di Lupino ed è quella che ha sparato.

Secondo le ipotesi investigative il tatuatore dopo aver ucciso la Novak avrebbe provveduto a pulire la scena del crimine (vicino al corpo è stato trovato anche uno zerbino che mancava dalla villetta), avrebbe impacchettato il cadavere e l’avrebbe trasportato nel casolare. Quindi si sarebbe disfatto della pistola. Il tutto tra il 2 ed il 3 novembre.