
A causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid 19, gli adolescenti negli ultimi due anni hanno aumentato il tempo medio dedicato ai videogiochi. Costretti a restare chiusi in casa, si sono ridotti a giocare soltanto virtualmente anche con i loro amici più cari.
Sebbene nel 2013 l’associazione americana per la psichiatria non sia arrivata a classificare la dipendenza da videogiochi come patologia, ha ugualmente posto attenzione su alcuni sintomi che possono far pensare ad un uso patologico dei videogiochi: crisi di astinenza da videogiochi, perdita di percezione del tempo passato a giocare, confusione tra realtà e virtualità.
A nostro avviso le cause dell’utilizzo patologico dei videogiochi possono essere diverse: lo stress, gli impegni, la noia, la mancanza di altri interessi. Se è vero che alcuni videogames, per come sono stati progettati e per la loro complessità di gioco, si prestano maggiormente ad attirare e a rendere dipendente (ad esempio giochi molto lunghi e con finali aperti), è altrettanto vero che non tutti quelli che giocano allo stesso videogame diventano dipendenti. A causare la dipendenza ci sono, infatti, spesso motivi legati alla qualità della vita del giocatore.