ANTONIA CASINI
Cronaca

Castellare, gara di solidarietà per la ricostruzione. "Pronti a scavare con le mani"

La chiesa di San Giovanni alla Vena distrutta. Guido Batini: "Ho visto la valvola saltare e ho fatto uscire tutti"

Don Paolo Manzin La foto postata sul suo profilo facebook da Guido Batini, poco dopo l’incidente: testimonia il suo amore per l’oratorio

San Giovanni alla Vena (Vico, Pisa) 4 maggio 2017 - Adesso, restano le macerie, tre crocifissi e quello spirito di voler ripartire subito. Il sindaco Taglioli lo ha detto a poche ore dall’incendio che ha devastato l’oratorio del Castellare, su un cucuzzolo che sovrasta San Giovanni alla Vena. «Lo ricostruiremo», come già successo dopo la seconda guerra mondiale quando i cittadini ci misero tutto il loro impegno: preghiere e fatica per portare il marteriale fin lassù.

E anche don Paolo Mazzin sostiene il progetto. «Dobbiamo ripartire subito». I fedeli, ma soprattutto i volontari del comitato che proprio martedì sera si trovavano all’interno della struttura, «un miracolo che siano tutti indenni», vogliono ricominciare da capo. Ci ha provato in tutti i modi, Massimo Pierini, il presidente dell’associazione che si occupa di valorizzare il chiesino. E’ stato ferito leggermente, ma sta bene: è stato dimesso ieri dall’ospedale dove era andato dopo l’incidente. «E’ voluto tornare dentro per cercare di salvare i documenti e altro materiale», racconta il cugino Guido Batini tra i presenti al momento del boato: stavano organizzando la festa per il patrono di sabato. Guido, l’oratorio nel cuore, tanto da dedicargli tempo e pensieri, stava buttando la pasta. Ma si è fermato e ha capito che doveva fare presto, molto presto, perché l’aria era già satura. «E’ esplosa una valvola della bombola del gas, l’aria si è riempita in pochissimo e l’ultimo fornello era accesso, siamo scappati tutti fuori. Ho fatto uscire tutti quanti (una decina di persone, ndr). «Ma lui, Massimo è voluto tornare: non sono riuscito a convincerlo. Ha provato anche a spegnere l’incendio. Qualcuno l’ha assistito da lassù». Quando il tetto è saltato, ci sono state grida e disperazione. «Urlavamo il suo nome pensando che fosse morto, quando l’abbiamo visto risbucare dalle macerie, il volto pieno di fuliggine, non riuscivamo a crederci». Una festa triste. «Ogni anno i membri storici del comitato – racconta Guido – si ritrovano per la luminara e la processione, portiamo la reliquia della Santa Croce su e c’è un locale adibito a cucina di cui abbiamo sempre usufruito in queste occasioni. Si ripulisce il prato, si sistema l’oratorio e poi si mangia qualcosa». Ora si dovrà decidere il da farsi, tutto verrà organizzato per far risorgere questo simbolo.

L’area, dopo che è stata messa in sicurezza e i vigili del fuoco, d’accordo con la Soprintendenza, hanno rimosso le opere d’arte, il crocifisso e i capitelli in pietra, resta inagibile. I carabinieri stanno svolgendo alcuni accertamenti sulle autorizzazioni per la cucina e per capire se ci siano eventuali (ma sembra un’ipotesi remota) responsabili. Ma già si pensa al dopo. «Con la luce del giorno fa ancora più male vedere il chiesino del Castellare così», commenta il sindaco Juri Taglioli, una notte insonne alle spalle. «Una ferita per tutta la comunità», prosegue il primo cittadino che ha effettuato una serie di sopralluoghi. «Sto predisponendo il coordinamento tra Comune, Soprintendenza, Curia, Comitato del Castellare e parrocchia di San Giovanni per organizzare quanto prima un incontro e iniziare al più presto l’opera di ricostruzione». Poi, il suo grazie a tutti i volontari e al loro impegno.

Avevano raccolto 12mila euro per una scuola di Loro Piceno e ora il piccolo Comune in provincia di Macerata, colpita dal terremoto d’estate, fa sentire il suo affetto ai sangiovannesi. Un altro piccolo miracolo di questa storia che, oltre alla distruzione, sta portando anche tanta solidarietà (ieri il tam tam su facebook e le telefonate direttamente a palazzo pretorio sono state continue. «Qualcuno si è reso disponibile a scavare con le mani»). La vicesindaca del paesino del centro Italia ha chiamato l’amministrazione per dare la «propria vicinanza. Noi sappiamo bene che cosa significhi la distruzione» e ha promesso una visita appena possibile.