I rischi dei disabili non autosufficienti. "Noi, dimenticati per il vaccino"

Tommaso Andreussi, 40 anni, ingengere, ancora non sa quando riuscità a proteggersi dal Covid "Siamo un numero comunque limitato che poteva essere inserito nella prima campagna di dosi"

Tommaso Andreussi

Tommaso Andreussi

Pisa, 4 gennaio 2021 - I disabili non autosufficienti e con patologie non sono inseriti tra coloro che hanno una corsia preferenziale per vaccinarsi contro il Covid-19. Eppure un’infezione da Coronavirus potrebbe significare per loro una condanna a morte. Per questo Tommaso Andreussi, 40anni, pisano, ingegnere che si occupa di propulsione aerospaziale, fin dalla prima ondata della pandemia è chiuso in casa, lavora in smartworking. In ufficio è tornato solo qualche giorno, in estate, quando la pandemia aveva allentato il morso e le uscite sembravano essere un po’ più sicure. Dalla fine di settembre è di nuovo recluso. Per lui, e per i molti nella sua stessa situazione, il vaccino sembra essere ancora lontano. O comunque non è imminente. Sia sua zia (con una lettera indirizzata al presidente della Regione Giani, all’ufficio disabilità del governo e al nostra giornale) che il padre, hanno portato sotto i riflettori questa problematica. L’ingegnere precisa subito: "Non è una battaglia personale, relativa al mio caso, ma per far capire il rischio che stanno correndo tutti quelli come me". Ingegnere, lei ha scritto alla Regione. Che risposta ha avuto? "Che stanno applicando quelle che sono le disposizioni del governo, attenendosi alla scala di priorità che sono state individuate. I vaccini ci saranno anche per noi. Ma non in questa prima tornata". Quindi ci siamo dimenticati di una categoria ad alto rischio? "Sì, è così. Non discuto, assolutamente, l’urgenza di procedere con i medici ed il personale sanitario in prima linea contro il Covid. Certo che sono una priorità anche la fascia degli ultraottantenni per la loro fragilità che la pandemia ha evidenziato. Ma altrettanto fragili siamo noi, disabili, non autosufficienti e spesso con patologie. Io, ad esempio, ho una ridotta capacità polmonare e anche una bronchite può espormi a rischi importanti. Il covid, per me e per quelli come me, sarebbe una battaglia molto dura. Probabilmente più dura che per un ultraottantenne sano e autosufficiente". Com’è stato possibile dimenticare questa fascia di popolazione? "Me lo chiedo anch’io. Visti i numeri. Nel senso che alla fine non siamo un numero estremamente rilevante e anche per questo poteva essere inserito nella prima tranche di priorità. almeno alla stregua degli amministrativi sanitari". Inoltre se una persona nella sua condizione dovesse contrarre la malattia, anche l’assistenza sarebbe molto complessa... "Appunto. Quelli come me hanno bisogno di un’assistenza completa e complessa, non potendo fare alcunchè da soli. Saremmo in presenza di un paziente non semplice da gestire, anche in ospedale. Per questo, ma soprattutto per i rischi a cui siamo esposti, mi chiedo come sia possibile che ancora non si sappiamo quando avremo il vaccino".